durmenta

occupano il liceo per protestare contro l’elezione della meloni. fatico a capire, ma me ne sto, perché sono certo che alla loro età avrei fatto la stessa sciocca cosa (e infondo, che male fa?). ma quando poi la rappresentante d’istituto comincia a ergersi a portavoce generazionale (“noi ragazzi non ci stiamo”, “con noi la propaganda della meloni non attacca”, ecc) inizio a provare un incontenibile prurito. torniamo ai numeri. quasi il 40% degli aventi diritto tra i giovanissimi (18-24) non è andato a votare e, quando lo ha fatto, ha così espresso il proprio voto: azione 17.6, fdi 15.4, m5s 13.6 e pd 13.5.

punto, per fortuna ci sono i numeri. la generazione di giovani italiane e giovani italiani di politica o 1. se ne frega, oppure 2. non ci capisce una mazza (ergo: non si informa o si informa con tiktok). perché se ci sono degli elementi che risaputamente sono sull’agenda generazionale dei cosiddetti z, si tratta di ambiente e diritti civili e onestamente non mi risulta che l’ambiente fosse un punto di rilievo né di meloni né di conte, come non lo erano certo i diritti civili.

e sono incazzato marcio soprattutto perché di questa generazione sono stato uno strenuo difensore, ho litigato con amici e parenti per difendere i movimenti dei venerdì e ogni volta concludevo dicendo: “vedremo quando compiranno 18 anni, allora sapremo cosa votano.” bene, ora che la maggiore età l’hanno raggiunta, cosa scopriamo? un’onda di preferenze per i verdi? un ribaltone di voti per la cucchi? per aboubakar soumahar? o magari almeno per civati? per la bonino almeno! macché, i giovanissimi italiani votano calenda. calenda.

e mi ritorna in mente quando poco tempo fa per lavoro scoprii che gli universitari sono i più indisciplinati quando si tratta di raccolta differenziata; mi disse il cliente: “la sostenibilità è a loro detta una priorità, ma i dati ci indicano che lo è nei fatti finché vivono a casa coi genitori e la differenziata non spetta a loro; la musica però cambia quando vanno a vivere da soli e fare la differenziata diventa una grandissima scocciatura.” nonostante avessi il dato sotto gli occhi decisi di dargli un peso relativo. oggi invece mi pare evidente che fossero dei segnali chiarissimi di un declino culturale annunciato.

si definiscono “woke” e ti dormono sul pianerottolo se non metti la schwa e non usi un linguaggio inclusivo (io lo schwa lo uso pure nelle mail di lavoro), ma all’atto pratico hanno contribuito a eleggere il governo più di destra della storia repubblicana. a 48 ore dagli esiti delle urne ancora fatico a capacitarmi dell’immane delusione che mi hanno arrecato questi che non posso far altro che chiamare, come si dice a milano: “durmenta”. altro che woke.

e no, per una volta non ce la possiamo prendere con gli anziani, maledizione, che sopra i 65 anni hanno votato per il 26.3% partito democratico al primo posto e poi per la meloni con il 24.4% delle preferenze. quindi vaffanculo alla torelli (che di mestiere “organizza gli altrui armadi”. mah.) che stamattina accusava indiscriminatamente gli anziani della vittoria meloniana e suggeriva di togliere loro il diritto di voto: “a casa dovete stare, fermi.” io invece suggerisco di non occupare oltre e di stare fermi sì, ma dietro i banchi di scuola, a studiare la costituzione che oggi dite di voler difendere (la meloni, purtroppo, è stata votata), ma nella quale il voto è chiaramente descritto come un diritto e un dovere (articolo 48).

così poi imparate a votare conte e calenda. durmenta! ve la meritate giorgia meloni. infondo non è donna? ah beh, se è donna.

parole: 603

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m, da scurati a popolizio (passando per la mia invidia)

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