dov’è la fregatura

ripensavo al concetto di generosità. a come spesso mi capiti, di questi tempi, di credere poco nel prossimo. una sensazione personale, ma che intuisco anche in molti altri. nondimeno, una mancata narrazione rispetto alla bontà d’animo - che c’è, è ovvio - in favore di una persistente cronaca dei mali del mondo. sempre più spesso mi capita di imbattermi nella diffidenza, quando non nell’ostilità, del tutto ingiustificata degli sconosciuti. mi pare un mondo incattivito, peggiore rispetto a “prima”. che non ne saremmo usciti migliori, come voleva la retorica durante il lockdown, era prevedibile, ma io per primo ero scettico rispetto a un peggioramento dei comportamenti individuali. e ripeto, sarà tutto nella mia testa, ma mi sembra sempre più difficile incontrare sulla mia strada un sorriso, imbattermi in un gesto di disinteressata generosità, una parola gentile, un favore per mantenere il buon vicinato, un briciolo di ascolto, di riguardo, di compassione.

e sul lavoro è anche peggio. se prima già era “tutto e subito”, mi sembra che stiano venendo a mancare le basilari buone maniere: salutare, ringraziare, per piacere, buon weekend, bel lavoro, bravo. ma dammi, fammi, ora, e tutto al risparmio, tutto con prepotenza, di fretta, senza la necessaria empatia a mettersi nei panni della persona alla quale stai chiedendo qualcosa che, nelle 48h che le hai concesso per farlo, non prevede le ore di sonno.

una frenesia che culmina a fine luglio, quando tutti vogliono andare in vacanza e chissenefrega che anche tu hai una vita, io il messaggio di domenica te lo scrivo lo stesso, la mail te la giro comunque e senza scusarsi, senza accennare al fatto che potrai rispondere con calma l’indomani.

generosità, dicevo: fare qualcosa in modo disinteressato, senza aspettarsi nulla in cambio. e da dove nasce la grettezza di cui siamo preda oggi? chi è che ci ha abituati ad aspettarci sempre la fregatura, a diffidare di un complimento, di un’azione che ci è stata presentata come un dono per noi e per noi soli, che siamo così splendidi e speciali? credo che una grossa parte di responsabilità sia dei brand e del marketing, che hanno sviluppato idee sempre più argute, giri di parole sempre più brillanti per venderci qualcosa, mascherandolo da regalo. lusinghe come cavalli di troia per far breccia nel nostro portafoglio o nei nostri dati personali, analisi sempre più dettagliate del cluster entro cui rientriamo con i nostri interessi, le nostre passioni ormai diventate merce di scambio, svuotate di ogni possibile entusiasmo e programmate per venire svendute alla pubblicità. quando un brand davvero fa qualcosa per la comunità senza aspettarsi un ritorno? i casi sono ancora troppo rari e mi permetto di dire, lavorando al di qua della barricata, che il washing di qualsiasi causa, ambientale o sociale, per lo meno in italia è all’ordine del giorno. tanto finché nessuno controlla, no?

e infine la responsabilità nostra, perché fino a prova contraria i brand sono fatti da persone come noi. anche chi fa marketing è una persona, dunque consumatore, dunque vittima dei suoi stessi trucchetti. e noi, dunque? cosa abbiamo fatto per mettere un argine alla nostra credulità? perché abbiamo ceduto al nostro potere di consumatori, inchinandoci a tutti i giochini che ci sono stati così furbescamente propinati? se oggi siamo così disillusi è anche colpa nostra, che non abbiamo voluto guardare, che non abbiamo saputo dire di no, incantati da mediaset e dalle promozioni al supermercato.

generosità. la grettezza che incontriamo oggi per strada nasce in casa, nasce dal nostro modo di consumare, edonista e prepotente, ce la portiamo a spasso in città, la coltiviamo in ufficio, la propiniamo ai nostri figli, per chi può permettersi di averne.

la gente è arrabbiata perché sente che di sincero, in questa società che viviamo, ormai non c’è più niente e teme che dietro a un sorriso si nasconda un asterisco, che se vai a leggere, piccino picciò, a piè di pagina, quasi illeggibile, c’è scritto che al quinto sorriso puoi ottenere un bollo che equivale a una pentola. oppure scegli dal catalogo. basta inquadrare il qr code.

parole: 675

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