dog-eat-dog tivù

vado a nanna con la rassicurante consapevolezza che, anche quest’anno, sanremo ce lo siamo levato dai coglioni: domani titoloni, se ne parlerà ancora per inerzia per qualche giorno, poi potremo tornare a pensare a cose più importanti. vado inoltre a nanna con la rassicurante consapevolezza che, anche quest’anno, sono riuscito a vedere non più di una manciata di minuti (troppi) di questo raccapricciante spettacolo, ma abbastanza da scoprire che netflix ha comprato un importante numero di intervalli pubblicitari al suo interno.

come gli storici faticano a fissare in un episodio particolare il declino dell’impero romano d’occidente, così sarà difficile raccontare ai posteri come la rai sia potuta tramontare e i televisori abbiano abbandonato le case degli italiani. 

sicuramente però, andrà ricordata l’invasione di campo nell’edizione del 2022 in cui netflix ha approfittato del libero mercato per comprare un micro spazio (manco tanto micro) tra un selfie con mara venier (mara venier!) e un monologo di sabrina ferilli (sabrina ferilli!) per pubblicizzare il prodotto che del suo sconfinato catalogo più rassomiglia a un prodotto generalista e nazional popolare. 

“spegnete questa merda” è il messaggio implicito che netflix disperatamente cerca di lanciare agli italiani, nell’anno del “grande svecchiamento” del programma di punta nazionale. e non lo dico perché penso che netflix sia nobile paragonato a sanremo, ma perché qualsiasi programma, o palinsesto, o rete, è nobile rispetto a sanremo. 

ma, appunto, vado a nanna con le rassicuranti consapevolezze che 1.) sanremo sia finito; 2.) anche quest’anno non ne abbia visto più di pochi minuti e 3.) netflix abbia cominciato la sua giusta battaglia per sgretolare l’ultimo baluardo della cultura made in prima repubblica. 

come si dice di buonanima, un giorno potremo dire della piattaforma di streaming: “ha fatto anche cose buone.”


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