cinquanta percento

quanto egoismo, e quanta cattiveria, di fronte ai civili massacrati, due milioni di profughi, gli ospedali bombardati, trovare la forza di dire “per gli ucraini la bomba in testa non me la prendo”, come se quello che succede a mariupol non ci riguardasse; quanto cinismo nel dire “si, ma l’iraq e la siria,” quanto nel “tanto gli ucraini son tutti nazisti”. quanta ignoranza, quanta cattiva fede, quante menzogne, per identificare il battaglione azov con una popolazione intera, ridotta in un mese allo stremo, senza più luce, né acqua, a difendersi da un invasore spietato; quanto vuoto, storico ma anche di valori, politici e umani, per negarsi un briciolo di empatia e di generosità. tutti nazisti, certo, come in italia però anche, come le centinaia di intellettuali che ogni anno salutano ramelli, o commeorano acca larentia e le foibe, belli in fila e col braccio teso — loro meno fascisti dell’esercito ucraino? e che dire della nostra polizia? quando toccasse a noi venire aiutati, dovranno i nostri alleati tenere conto di un parlamento che ha visto seduti al governo la russa, maroni, salvini, fini e meloni? onestamente, io di un paese così, davvero non so se correrei in soccorso, corretto no? quanto cinismo. e quanta vigliaccheria. in particolare quando giunge dalle destre che per decenni hanno lisciato il pelo agli oligarchi e ora fingono di nascondersi dietro all’orrore per due svastiche, come non me avessero mai vista una un vita loro. quanta ipocrisia. 

ecco cosa mi fa pensare - tutto questo - che anche questa volta, di nuovo e ancora, dovessimo mai scegliere gli amici e distinguere i nemici, noi italiani di sicuro, col cinquanta percento di far bene, abbracceremmo l’amico sbagliato, sceglieremmo il commensale dal boccone avvelenato. provare per credere: il cinquanta percento peggiore. 

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