chi di maglia ferisce
è brutto, significativamente brutto, gioire per una vittima del conflitto in ucraina. e me ne vergogno, so che non dovrei, che la guerra è orribile e tutto il resto. ma dopo dieci giorni di notizie atroci, di immagini macabre, di video stordenti; dopo quasi due settimane di preoccupazione, di paura, di malinconia, sarà pur concesso sorridere della vittima più inaspettata, più fuori luogo, più patetica, caduta sul suolo ucraino dal 24 febbraio scorso? infondo vittima lo è, sì, ma di sé stesso, perito della sua stessa retorica, caduto durante la sua stessa crociata per l’ultimissima carnevalata di cattivo gusto. e dunque sì, è lecito dirlo: che sollievo l’inculata che si è preso salvini oggi in polonia, per mano di un sindaco fascista come lui, populista come lui, ma con pochissima voglia di scherzare sulla russia da un paio di settimane a questa parte. perché fosse stato un sindaco socialista, a quest’ora, sarebbe uscito già un bel post su tutti i suoi social, rivendicando una fantomatica caccia alle streghe - perfino in polonia! - contro di lui e contro la sua autoproclamata “missione di pace”; e invece no: salvini è stato fottuto da un suo pari (infatti i suoi - e soltanto i suoi - social tacciono) e questo, signori, rende la faccenda intera un monumento di goduria per coloro che questo momento lo aspettavano da anni. la politica della felpa con scritti i nomi delle città, delle magliettine con le facce dei suoi idoli - una weltanschauung degna di un bambino di terza elementare - si è ritorta contro l’ex ministro dell’interno con uno schiaffo che hanno sentito aldiqua e aldilà del confine, dove la sofferenza dei profughi non lascia spazio alle pagliacciate del nostro miserabile in avvio di campagna elettorale.
matteo, damm-atrà: turn’indrè che l’è mej. che quando si fa la figura del pirla, è meglio tornare nella cuccia.
parole: 310