caving-out

di questi tempi spesso bui e travagliati, forse un giorno ricorderemo anche qualche sprazzo di luce. ad esempio l’attenzione che sempre più spesso viene riservata alla salute mentale; un’attenzione che è emersa dal mare in tempesta degli ultimi due anni, senza nemmeno che qualcuno avesse il tempo di farne una battaglia nel senso politico del termine, ma con naturalezza e spontaneità, con una gentilezza tutt’altro che scontata.

e così ciclicamente qualcuno celebra un suo personalissimo coming-out psicologico - o un “caving-out” per coniare un neologismo analogo - e oggi è toccato nientepopodimeno che a roberto saviano, il quale racconta di soffrire da anni di attacchi di panico. le ragioni - e non sono poche - le conosciamo tutti, ma lo scoprire il fianco ai suoi detrattori come ai suoi persecutori non è cosa abituale per lui, il quale ha sempre comunicato con una certa fierezza da un lato o con commiserazione dall’altro, ma pur sempre in modo risoluto e assertivo.

trovo meraviglioso credere che perfino la lotta alla mafia possa passare dall’esibizione delle nostre fragilità e non per forza da messaggi di eroica muscolarità.

sembra retorico dirlo, ma per anni ho creduto che qualcosa nella mia testa fosse rotto e sentire oggi sempre più persone, anche celebri, dare una propria testimonianza sui propri squilibri ha un che di liberatorio. è solo l’inizio, spero; ma in questo caso è un buon inizio.

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un ricordo incerto