armageddon, come se niente fosse
bon, ci siamo, apocalisse dunque. e bene che ancora in quattro gatti leggiamo il giornale, altrimenti manco il tempo di prepararci avremmo avuto. “armageddon” credo sia il termine usato dal presidente degli stati uniti, così, giusto per smorzare i toni. lo scontro finale tra bene e male, il luogo dove saranno radunati i re del cielo e della terra per la resa dei conti. capirai. uno scontro al quale nessuno potrà assistere dunque, giocato a porte chiuse, e quando il vincitore verrà pronunciato, non ci sarà più nessuno per celebrarlo.
e noi intanto continuiamo ad andare al lavoro come se niente fosse, a uscire a cena come se niente fosse, a postare le nostre scemenze come se niente fosse, a fare jogging come se niente fosse, a programmare viaggi come se niente fosse. neanche l’armageddon, la distruzione finale, riesce più a catturare la nostra attenzione, a bucare la nostra bolla? è questa nostra epoca la prima da quando esiste l’umanità a dimostrarsi impermeabile alla morte? o per dirla con gambardella, è la vita ad essere nascosta sotto tutti i nostri bla bla bla. parlano di apocalisse, e noi mangiamo. evocano la morte e noi ridiamo. chiamano alle armi e noi compriamo. ora consapevoli pedine di un gioco fin troppo noto, il cui esito non può che essere uno, guerra o no: la sconfitta.
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