l’altra faccia delle banconote

fatico, non lo nego, a comprendere ancora come larga parte del paese sia affezionata al contante; e non parlo dei commercianti, che possono avere motivazioni di natura fiscale, bensì dei consumatori. non me ne capacito perché il contante, nella mia testa, non presenta alcun tipo di vantaggio.

faticando quindi a spiegarmi questa malsana inclinazione, mi sono trovato a pensare questa cosa: la carta di credito ha rappresentato il passaggio da un consumo subordinato (visivamente proprio: a un volto, a una corona, a una bandiera) verso un commercio indipendente, in cui la transazione fosse nominale e l’istituto di credito rispondesse ad una scelta individuale. l’italiano, mi viene da pensare, è ancora fedele a monete e banconote poiché intrinsecamente suddito; questa naturale resistenza ai pagamenti cashless è certamente rappresentata da una diffusa cultura dell’evasione, ma - temo - dall’altro lato sia anche rappresentativa della nostra natura servile. il conforto del sovrano, del suo sguardo altero stampato sulla filigrana, è la rassicurazione di una responsabilità più alta, che ci vede ai piedi della scala gerarchica e dunque incolpevoli, come tanto ci piace pensarci. consumare con monumenti, bandiere, firme di presidenti, volti e opere d’arte, ci conforta rispetto al fatto che - eventualmente - ciò con cui stiamo spendendo ci veda dipendenti da un’identità superiore, mentre un pagamento con carta di credito fa fede al nostro nome e cognome, o comunque a una serie di cifre che fanno capo alla nostra persona giuridica, che dunque è responsabile in prima persona di sgarri che si possono perpetrare con quelle stesse banconote.

so di non dire nulla di eccezionale, infondo si tratta del principio di tracciabilità. eppure dal punto di vista simbolico, sono convinto che una parte del paese voglia tornare alla lira non soltanto per il benessere che rappresentava nel periodo precedente l’avvento dell’euro, ma per quei volti, quelle firme, quei monumenti che sembravano volersi addossare ogni responsabilità al posto nostro. montessori, galilei, bernini, volta, tiziano, caravaggio: tutti pronti a metterci la faccia al posto nostro, che siamo troppo codardi, troppo sudditi per affrontare il futuro a viso aperto. non per niente negli stati uniti, oltre ai presidenti, ci hanno messo dio. la dice lunga anche su di loro, penso.

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