addio, follower

lavorando in parte anche coi social, ho avuto spesso modo di lamentarmene, culminando in assoluti (sono uno specialista degli assoluti), come “speriamo li chiudano in blocco il prima possibile” - per trarre proprio una sintesi. i social li odio, in buona parte ne sono anche diventato dipendente, ma anche e sopratutto per via del cordone ombelicale che a loro mi lega dal lunedì al venerdì lavorativo; cioè: non potrei fare il mio lavoro se non avessi profili social e se non fossi attivo su questi profili. 

fatta questa doverosa premessa, vedere chiudere i profili russi, assistere oggi agli influencer che affranti si congedano dai loro follower - quando pochi, quando milioni, ha poca importanza - è una scena che ci fa rivalutare, nel bene e nel male, ciò che della nuova gamma di libertà individuali fa parte e che fino ad oggi ci siamo guadagnati; ma soprattutto quanto sia doloroso separarsene. 

a me queste scene han ricordato le immagini che nel ‘61 ritraevano i berlinesi dell’est assistere alla costruzione, dalla sera al mattino, del muro che li avrebbe divisi dai loro concittadini dell’ovest per ventotto anni; quando increduli non poterono che osservare la forzosa separazione, inermi e senza una prospettiva temporale di reversibilità. 

con la chiusura dei social, salutiamo oggi centoquaranta milioni di individui dei quali da domani sapremo sempre meno, persino poco o nulla, auspicandoci che in breve non si trasformino nei desaparecidos ostaggi di regimi come quello della corea del nord e augurando loro - ma anche augurando a noi stessi - di poterli presto riabbracciare come fratelli, liberati dal giogo della propaganda che ci ha voluti loro nemici. 

oggi è il giorno in cui, dopo un lungo periodo di asprezze e di sospetti, rivalutiamo i social media per quei nobili scopi che ne hanno accompagnato la creazione: l’ambizione di un mondo interconnesso, di un linguaggio universale, di una vicinanza che ci potesse permettere di abbattere barriere culturali e frontiere fisiche. 

non sarà poi andata veramente così e i social saranno invece uno strumento prevalentemente idiota e amplificatore dei nostri peggiori difetti. ma infondo sappiamo che è vero soltanto a metà. 

до свидания, amici russi. ci vediamo dall’altra parte dell’inverno. 


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