sanpa, italia
non so come ci si possa fare un’opinione tanto certa, come se ne sentono in questi giorni, su una vicenda tanto complessa come quella di san patrignano.
finita la docu-serie, mi sono rimaste addosso solo le storie di indicibile miseria, la disperazione delle vittime e delle loro famiglie, l’impotenza di fronte a una tragedia, quella della droga prima e quella dell’aids poi, che - come abbiamo vissuto noi stessi, tutti, a partire da marzo - è piombata su una società civile e uno stato impreparati e, dunque, impotenti (poi, certo, vale per gli anni ‘80 come per marzo: perseverare è diabolico).
ciò che rimane è la desolazione e la solitudine della dipendenza e della malattia.
c’è tutta l’italia, nella vicenda di san patrignano, tra luci e ombre, santi e diavoli, amore smodato e condanna assoluta; tutto il nostro paese senza mezze misure, ammaliato dagli uomini di carisma, ma sempre pronto, poi, a voltare loro le spalle e a puntare il dito; il nostro paese impacciato nell’esercizio del potere, che poi sfocia in violenza, l’impalcatura mediatica superficiale, gli uomini di potere ambigui, tra filantropia e interesse; tutta l’italia c’è, in sanpa, e lo dimostra anche da spettatrice ignorante dei fatti, nello schierarsi, senza approfondimento, dopo aver visto una serie di cinque puntate, prendendo prontamente la consueta posizione binaria: buono-cattivo, bene-male, beato-assassino.
rimane che si tratta di una serie ben pensata e ben realizzata, che ha molto chiaro in mente il proprio tema e lo conduce con coerenza dalla prima all’ultima puntata.
di più, sul merito, lo può dire soltanto chi una vicenda tanto complessa l’ha vissuta.
come dice in conclusione uno dei protagonisti del docu-film, fabio cantelli - ospite e poi capo ufficio stampa della comunità - con voce rotta dell’emozione: “quello che io sono, lo sono anche grazie a vincenzo e anche grazie a san patrignano; anche se mi tocca riconoscere: nonostante vincenzo e nonostante san patrignano.”
eccola, la complessità; eccola, la vita.
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