colossal greta

oggi greta thunberg ha compiuto 18 anni; diventa quindi, così si suol dire, per convenzione e per legge, maggiorenne. greta thunberg da oggi può votare. greta thunberg che in pochissimo tempo è diventata il simbolo globale di un’intera generazione, della ribellione contro multinazionali e governi per la salvaguardia del pianeta e per la lotta contro il cambiamento climatico. una ragazza con la sindrome di asperger che si è attirata l’odio e l’ammirazione del mondo intero. una ragazza che, a sedici anni, ha attraversato l’oceano atlantico su una barca a vela, per tenere uno dei discorsi più accorati cui si sia mai assistito all’assemblea nazioni unite di new york, di fronte ai potenti della terra. 

si dice spesso che i ragazzi di oggi crescano più in fretta rispetto alle generazioni precedenti, che ancora adolescenti sappiano più di quanto i loro genitori conoscessero in età ben più avanzata; complice certamente il web, aperto, democratico, che garantisce loro una conoscenza illimitata e inimmaginabile per la generazione che li ha preceduti. ecco, greta thunberg è quintessenzialmente rappresentativa di questa generazione, che va inquadrata ben oltre quella che serra definiva “gli sdraiati”, poiché riluttante proprio all’immobilità e, anzi, come lo è stata la generazione dei loro nonni (mi vien da dire, a questo punto), predisposta alla marcia, all’indignazione che muove spirito e corpo, che mette in cammino, per far udire la propria voce.

piaccia o non piaccia greta thunberg (che poi, non piaccia? nchessenso?) questa è la realtà delle cose, perché il suo percorso parla chiaro, la sua dedizione, la sua passione, la sua totale devozione alla causa di cui si fa portatrice, parlano chiaro: siamo di fronte a una generazione in marcia.

di tutte le decine e decine di ore di film e serie delle quali mi sono fatto spettatore nell’anno appena trascorso, certamente quelli che reputo meglio spesi e più emozionanti sono i 97 minuti che compongono i am greta, il documentario sulla thunberg girato da nathan grossman e che segue l’ascesa della giovane attivista sin da quando, ancora sconosciuta, cominciò a sedere di fronte al parlamento svedese ogni venerdì in segno di protesta. 

casualmente oggi ho ripensato a un altro film, che non rivedevo da anni, un blockbuster tra i più celebri - mio coevo - e che in maniera dirompente e graziosa tratta con la medesima passione di greta il rapporto compromesso tra uomo e natura: balla coi lupi. così ho deciso di riguardarlo e son rimasto sorpreso di come i miei ricordi mi tradissero, nel conservarlo nella memoria come una pellicola leggera, rivelandosi invece come un colossal non solo per durata e dispiegamento di mezzi, ma specialmente per eccezionale caratura etica e morale. 

un film stordente ed eccezionale davvero, che mi ha commosso e indignato al pari del documentario svedese, poiché nonostante l’uno sia un attestato biografico e il secondo emblematicamente fiction, entrambi si muovono sugli stessi binari della denuncia di un generale smarrimento di empatia contestuale. solo in ottobre avevo letto un libro che aveva risvegliato in me simili sentimenti, cioè il butcher’s crossing di john williams che, in maniera più cinica e cruda, narrava la stessa perdita di empatia verso l’insieme di cui facciamo parte (nel medesimo scenario dipinto da costner, che di balla coi lupi è anche il regista). 

insomma, del tutto involontariamente mi rendo conto di avere celebrato il compleanno della figura più rilevante e degna di rispetto del nostro tempo, nel modo migliore possibile: indignandomi. un’indignazione che forse tanti cervelloni reputeranno ridondante, ma che in cuor mio percepisco come estremamente sincera e genuina. 

perché se da oggi greta può votare, questo deve rappresentare un segnale cruciale: da oggi una generazione intera può votare. e, possiamo starne certi, non è che una buona notizia. per quanto non ci siamo più abituati.

parole: 625

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