prova tangibile

tra gli scatoloni e gli imballaggi, oggi ho rinvenuto quattro vhs. le etichette erano debitamente compilate con il mio nome, accompagnato dalle date, tutte comprese tra i miei due e quattro anni. 

allora ho reperito anche il lettore vhs e il televisore, che mi sono portato su in montagna. il tempo di raccapezzarmi coi cavi e ho inserito la prima cassetta. 

va specificato che non mi ero mai visto in video da bambino: secondo un’antica leggenda familiare, tutte le videocassette erano state smarrite in un trasloco tanti anni fa e per me era un’assodata certezza che non mi sarei mai visto da bimbo se non in foto.

invece, tutto ad un tratto, eccomi li, in braccio a papà al matrimonio dei miei (al quale avevo assistito ad anni uno) e in grembo a mamma alla festa del mio secondo compleanno. faccia da rimbambito (mi consolo pensando che pochi bambini abbiamo uno sguardo davvero intelligente a quell’età), boccolo biondo, rotoli a non finire, rivedermi mi ha fatto poco effetto, forse perché - tradito specialmente dai colori - non mi riconosco più di tanto. 

la sorpresa grande invece, evenienza che non avevo preso in considerazione fino ad oggi, è stata vedere i miei, osservandoli muoversi e parlare quando avevano l’età che ho io oggi. 

tanto per cominciare sono mio padre; nel senso che alla mia età era identico a me, due gocce d’acqua, stesso sguardo, stessi gesti spavaldi che nascondono tutte le nostre insicurezze, stessa camminata, stessi movimenti del capo e quel sorriso che ci va in giù, anziché in su.
per la prima volta li ho visti ridere, li ho sentiti parlare, li ho potuti guardare tenermi in braccio, quando ancora non ero che un timidissimo trailer di ciò che sarei diventato. due ragazzi, con i nostri timori, le nostre speranze, le nostre aleatorie aspirazioni, fiduciosi che tutto, in un modo o nell’altro, si sistemerà. li ho visti amarmi in momenti di cui non ho memoria, prendersi cura di me, agganciandomi per le palle (o trailer di palle, a loro volta) in quella morsa salda che usano i genitori per scongiurare in qualsiasi maniera che tu possa fuggire la loro persona. 

anni a studiare e appassionarmi di cinema, migliaia di ore trascorse davanti allo schermo a osservare inquadrature dei maestri di tutto il mondo, altrettante ore a scrivere di film sia sul piano analitico sia critico, per trovarmi oggi, a trentun anni, a scoprire, forse per la prima volta, il reale potere dell’immagine animata sincronizzata col suono - un miracolo nuovo, precluso ai genitori della mia generazione in primis, che oggi diamo per scontato; eppure, prima delle super8, nessuno nella storia aveva mai avuto il privilegio di poter vedere e sentire i propri genitori da giovani e sono convinto che antropologicamente questo debba avere un significato. perché sebbene siamo tutti cresciuti sentendoci dire dai nostri genitori che anche loro, un tempo, hanno avuto la nostra età, che anche loro, un tempo, sono stati giovani, di fatto prima degli anni ‘60 nessuno ne aveva mai avuto la prova tangibile (per quanto il fatto in sé potesse essere scontato). 

sul piano empatico, come possiamo comprendere le scelte e gli errori dei nostri genitori se non crediamo fino in fondo che anch’essi, a loro volta, un tempo, siano stati giovani? come possiamo comprenderli e giustificarli, se non accettiamo che siano stati noi, prima di noi?

ed ecco infatti che le nuove e nuovissime generazioni, a differenza nostra, navigano nei video della propria infanzia. osservando le amiche e gli amici già genitori scorrere le gallerie dei propri telefoni, è evidente come dei propri figli raccolgano svariati giga di video ogni settimana. di conseguenza, gli adulti che saranno avranno a disposizione ore su ore dei propri genitori alla loro età, sciocchi come loro, incoscienti come loro, scintillanti come loro. 

che questo non possa avere a che vedere con il rapporto sempre più orizzontale tra genitori e figli? che l’infinita testimonianza audiovisiva di un periodo in cui tua madre e tuo padre sono stati ragazzini quanto te, sprovveduti come te, non incida sul modo in cui oggi vengono percepite le mamme e i papà? 

chissà che il rapporto con i miei non sarebbe stato diverso se fossi cresciuto vedendoli in movimento quando avevano la mia età? quando avevano 16, 20, 25, 30, 35 anni? come avrebbe influito questo sulla mia percezione delle persone che sono state e che sono oggi?

conosciamo veramente i nostri genitori soltanto quando sono già adulti fatti e compiuti, vecchi in certi casi, e questa immagine - se non ammorbidita da un filtro che li renda più simili a noi - può farli restare ai nostri occhi identità superiori o comunque altre da noi, übermenschen senza passato, nati genitori senza essere stati figli a loro volta. 

se avessimo la possibilità di assistere alla ramanzina di nonno che riprende papà per aver mangiato troppi pastìccini, questo influirebbe sulla dimensione di potere che fonda la gerarchia tra noi e un genitore?

una volta esaurite le battute di spirito su acconciature e abbigliamenti démodé, che cosa ci resta addosso di questi sciamannati che, in una galassia molto molto lontana, hanno deciso di rimettere in discussione la propria esistenza portandoci al mondo? 

ma soprattutto: com’è possibile che la percezione che i vostri figli avranno di voi non sarà alterata dalla visione dei vostri video su tiktok a 16 anni? perché di quelli rimarrà traccia, ci potete giurare.

parole: 899

Indietro
Indietro

genio e regolatezza

Avanti
Avanti

corsi e ricorsi