ma loro sono avanti

il primo paragrafo di “watergate 2021” (e mai titolo fu più profetico, forse, vedremo) di ron goulart recita così:

“bene, così il presidente degli stati uniti è diventato completamente matto [...]”

la meravigliosa edizione urania del ‘78 potrebbe essere pane per i denti dei complottisti e qanonisti più efferati. 

quando l’ho riaperto, questa mattina, mi sono venuti i brividi. ho pensato alla lungimiranza di questo libercolo e ne sono rimasto ammaliato.  poi nell’arco della giornata ci ho ripensato e mi sono domandato: “ma è poi davvero tanto profetico questo paragrafo?”

già, perché a dispetto dei titoloni (bellissimi, li colleziono) che abbiamo trovato oggi sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo e sul feed dei nostri social, ci sarebbe davvero da domandarsi se è poi così sensazionale - o quantomeno sorprendente - il tetro spettacolo che è andato in scena ieri a washington d.c. - forse non ci voleva poi tanta lungimirante visione letteraria per scrivere quell’introduzione.

de facto, gli stati uniti hanno irrorato il mondo intero di una narrazione univoca per oltre centocinquanta anni di storia; un’operazione di storytelling forse senza precedenti, dal costo inquantificabile.

alessandro baricco ha definito lo storytelling come una “realtà privata dei fatti”: la realtà come plot, come narrazione globale e complessiva, privata tuttavia della componente fattuale della stessa; ad esempio: compra queste scarpe perché le mette micheal jordan, comprati la storia di un ragazzino cresciuto ad harlem che diventa l’emblema dello sport a livello mondiale - non pensare al fatto che il prodotto è stato cucito da un minorenne in bangladesh pagato 1$ al giorno. 

ecco, secondo lo stesso schema gli stati uniti ci hanno inculcato una narrazione secondo la quale loro sarebbero i paladini della libertà e la più grande democrazia del mondo, ma - parlando invece di fatti - la loro democrazia è estremamente giovane e il loro modo di portare la libertà nel mondo ha un ché di vagamente discutibile.

perché se imperterrito biden, mentre il parlamento si trovava sotto assedio, ha pubblicato un tweet che diceva: “america is so much better than what we’re seeing today.” la verità, fattuale, è che no, l’america non è storicamente much better del tipo con le corna che ha invaso la camera dei deputati brandendo una bandiera confederata.

fatti: quattro presidenti degli stati uniti sono stati assassinati durante il loro mandato (abraham lincoln, james a. garfield, william mckinley, john f. kennedy), uno è stato pizzicato mentre effettuava intercettazioni illegali nel quartier generale del comitato nazionale democratico, l’altro ancora mentre si faceva fare un pompino nello studio ovale; personaggi scomodi? nessun problema: il senatore bob kennedy, martin luther king, malcolm x; per non parlare dei golpe pilotati in mezzo mondo per instaurare dittature compiacenti che assecondassero un’economia di scambio particolarmente favorevole all’america (santiago del cile, 11 settembre 1973), ma non dimentichiamo neanche le ingerenze politiche come quella perpetuata in italia che ci ha garantito cinquanta meravigliosi anni di governi democristiani e mafiosi. e ho citato soltanto gli esempi più noti. 

ma il punto è sempre lo stesso: a dispetto della narrazione che essa stessa ha fatto di sé, a dispetto della musica che tutti ascoltiamo, dei libri che tutti abbiamo amato e amiamo, a dispetto dei film meravigliosi e travolgenti, non c’è paese al mondo più bigotto e ignorante dei valori fondanti della democrazia degli stati uniti d’america - un paese che ha segnato nel proprio dna l’innata tendenza a risolvere qualsiasi questione con la violenza (perché non avendo altri strumenti di argomentazione, così si esprimono i bulli). 

e dunque, forse, la grottesca messa in scena cui abbiamo assistito durante gli ultimi quattro anni - culminata nell’eclatante teatrino di ieri sera - non dovrebbe poi troppo sorprenderci: infondo bastano le nozioni storiche più essenziali. 

parentesi: quella di ieri chiaramente non è stata un’iniziativa spontanea - i partecipanti (armati) alla manifestazione indossavano una maglietta uguale per tutti acquistabile su internet a sedici dollari, recante la scritta: maga - civil war - january 6 2021 (a rimarcare, tra l’altro, quanto sono coglioni - pure il golpe dovevano brandizzare, negli stati uniti d’america, è più forte di loro). poi i video parlano da sé: la polizia ha lasciato passare i violenti (fanno notare giustamente dalla comunità afroamericana: se ci avessimo provato noi, ieri i morti non sarebbero stati - solo - quattro), prestandosi a selfie e, in un caso, anche il braccio ad una manifestante sovrappeso che faticava a scendere la scalinata del capitol. roba da matti.

insomma, in un paese in cui tutto è una trovata pubblicitaria, tutto è brand, tutto è storytelling e, alla luce di questo pur superficiale ripasso, è davvero tanto sconvolgente che il presidente sia diventato completamente matto e che a un gruppo di individui con evidenti ritardi mentali sia stato concesso di varcare le soglie del parlamento armati di tutto punto?

curiosità che mi segnala l’amico gianni (che, non per altro, di mestiere fa lo storico): già nel 1954 un gruppo di terroristi aveva fatto irruzione alla camera; si trattava di quattro nazionalisti portoricani (puerto rico era stata annessa agli stati uniti nel 1898) che reclamavano l’indipendenza del loro stato (sciocchi): spararono sui deputati e ne ferirono quattro. la pagina stessa sulla quale si può reperire l’episodio è il sito della house of representatives e il post si conclude così: “these stories serve as important reminders of the need to ensure the safety of the house while preserving the accessible relationship between elected representatives and their constituents.” già, vallo a spiegare a quello col cervo in testa.

ma loro sono avanti! dice anche la celebre (o quantomeno dovrebbe esserlo) e omonima canzone dei gatti mezzi, che racconta i grandi e presunti primati americani con quel luogo comune tremendo che ci ha incaprettati al loro cospetto per quasi un secolo. si conclude, la canzone, con la magistrale sintesi, fattuale più che mai, che recita:

ma loro sono avanti

e chi è dietro di siuro

per la legge naturale

'ne lo pò buttà' ner culo.


e anche questo è un fatto.


parole: 998

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