la lebbra del sabato sera

se c’è una sola cosa (e non è poi una) che veramente non mi manca della mia vita pre-pandemica, quella è il sabato sera - o meglio: quella necessità forzosa di dover fare cose per il semplice fatto che è sabato sera. forse, con l’aiuto del 2020, spero, ci saremo liberati di queste idiotiche convinzioni che quella precisa sera della settimana bisogna fare qualcosa, qualsiasi cosa, purché non sia riposare, leggere un bel libro e andare a letto presto, permettendomi di svegliarmi di buon’ora senza bruciarmi mezza domenica, che è poi la vera giornata di godio della settimana. è buffo magari, ma ogni sabato, a partire dal 27 febbraio 2020, ho ringraziato nostro signore iddio fonte di salvezza per avermi permesso di non dover più accampare scuse o attendere, rassegnato, a cose il sabato sera e di godermi invece queste serate come lo ho sempre desiderato (e senza mai poterlo dire, perché “minchia giulio sei un vecchio.” sì, sono un vecchio, un bavoso, decrepito, irascibile, antipatico vecchio!)

in questo, ne sono certo, nonostante tutte le privazioni e limitazioni, mi sono davvero sentito più libero durante lo scorso anno; di poter scegliere per me stesso, al di fuori delle convenzioni sociali, cosa fare del mio tempo.
la domanda che però mi attanaglia è: durerà? o forse, ancora con maggiore insistenza, pretenderete tutti di recuperare i sabati sera persi, sfondandovi della qualunque fino all’alba? no perché lo dico sin da subito - potreste non trovarmi pronto.
per fortuna - e mi pare lampante - manca ancora molto. ci separano (me e voi zombie affetti dalla lebbra del sabato sera) ancora innumerevoli sabati sera di tranquillità e gioia letteraria.
ma l’ho detto. mi sono tolto un peso. buon sabato sera a tutti. e buona lettura.

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