arrivederci torino

sono arrivato a torino nell’ottobre del 2015 e rinunciavo allora a tutto ciò che di me avevo creduto fino a quel momento. quando mi sono trasferito in questa città ancora facevo la spola con napoli per la tournée di uno spettacolo e quando si chiudeva il sipario facevo la borsa e prendevo il notturno che alla mattina mi avrebbe permesso di seguire i corsi. 

a dirlo oggi ha un ché di eroico, ma al tempo sapevo che questo cambiamento mi apparteneva, che si trattava di una fuga, sì, ma che mi avrebbe riservato la felicità. dopo anni di malinconia e di irrequietezza, mi apprestavo a ripartire - in zona cesarini, come si direbbe in gergo calcistico - con grande apprensione e aspettativa, lungo un nuovo cammino che avrebbe stravolto la mia vita. 

torino mi ha accolto, me attore mancato, regista irrealizzato, per rivestirmi di vita nuova, di energia nuova, di fiducia nuova, per darmi una nuova possibilità.

mi sono trasferito dunque in un monolocale in vanchiglia; si trattava dell’ex gabbiotto del portinaio in una corte popolare, 25 metri quadri male isolati col letto soppalcato che occupava lo stesso spazio, dabbasso, di angolo cottura e bagno messi insieme. ci vivevo con la mia gatta nevrotica, che - poverina - avrebbe fatto di tutto per tornare alla tranquillità e agli spazi della garbatella. 

che inizio turbolento! ma che adrenalina, che gioia, quanto entusiasmo, ripartire, imparare, ricominciare tutto daccapo. 

cinque anni sono passati e oggi lascio torino da uomo nuovo; anzi, forse, da uomo - perché al mio arrivo, ora lo so, ero ancora un ragazzo, nonostante mi sentissi già vecchissimo; nonostante mi sentissi già fallito. 

oggi pomeriggio ho fatto una breve passeggiata e ho guardato questa città, sforzandomi di rivederla come la vidi allora, così diversa dalla roma che mi aveva accolto nei sei anni precedenti. 

è bella, torino, nel suo modo austero ma anche fatiscente, dolce e severa, a metà tra montagna e industria. 

e anche se comincia una nuova avventura, bellissima - e anche se tornerò qui spessissimo per lavoro - so che mi mancherà quasi tutto. torino mi ha fatto sentire a casa perché qui sono stato felice. 

è una città - ce lo diciamo spesso, noi forestieri di passaggio - della cui bellezza è bene non parlare troppo, perché ancora così defilata e piccola, per certi versi, che nessuno la vuole diventare una novella milano: è bene che si mantenga il segreto, proteggendola da una massa che non la capirebbe e che le sciuperebbe l’anima. 

all’alba caricherò questi tanti scatoloni sul furgone e me ne andrò, attraversandola tutta fino all’autostrada e guarderò i bei palazzi e i brutti palazzi, gli anonimi vialoni tutti identici e gli scorci di spettacolari montagne, guarderò torino sfilarmi a fianco e ripenserò a pochi momenti significativi che hanno caratterizzato questi brevi lunghi anni e che hanno contribuito a fare, nel bene e nel male, l’uomo che sono oggi. 

guarderò tutto, lo so, e penserò a quanto in fretta è accaduto tutto, il bello e il brutto, la paura e l’aspettativa, le persone e i momenti di vita. 

a quanti me hanno vissuto cinque anni di torino, così diverso al mio arrivo, così pronto oggi a lasciarla, col cuore in tumulto e la stessa voglia di cambiare.


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