come sarà

dicono che non nevicasse così tanto da almeno sedici anni. la discesa per il lungo vialetto negli ultimi giorni ha ghiacciato e le gomme slittano immobili. la casa si nasconde fino all’ultima curva, complice il tetto basso e ampio abbondantemente innevato. ci forziamo il passaggio fino alla lobbia a scudisciate con la vanga che abbiamo trovato abbandonata dai precedenti proprietari. tutto è immerso nel silenzio ovattato del bosco, solo ogni tanto un po’ di polvere candida scivola giù da un ramo ed è sconvolgente udirne il suono delicato mentre la neve si unisce alla neve. 

la casa non veniva riscaldata da oltre un anno e il camino è umido quanto la legnaia. 

il camion dei traslochi ci raggiunge presto, scendendo in retromarcia con una maestria che mi lascia allibito, fendendo il ghiaccio con le pesanti catene. i traslocatori appartengono a una categoria  sé stante, rapidi, efficaci, sicuri e di poche parole, si fanno carico del peso delle nostre due vite, sessant’anni insieme, con brevi sbuffi e sibili che si lasciano sfuggire mentre sollevano i grossi scatoloni. 

quando finalmente hanno finito, li salutiamo e guardiamo il furgone scomparire nel bianco, fino a quando il rumore del motore non si spegne e viene assorbito dalla foresta. 

solo allora, per la prima volta, ci rendiamo conto di essere soli e che la casa è nostra, che questo piccolo e immenso pezzo di terra ci appartiene e che noi dipenderemo da lui quanto i frutti che getterà in primavera. 

la casa presto mi appare ostile e il buio che cala rapido la illumina di un celeste sinistro, come di una fiamma a gas. capisco che la casa stava bene anche senza di me e di noi, che riaccenderne i muri la turba e borbotta, mentre la legna del camino finalmente comincia a crepitare felice. siamo ospiti forse non desiderati e la sensazione è che dovremo far sì che questo luogo si fidi di noi, pian piano, imparando a parlarne il linguaggio, per farci capire e fumare poi insieme una qualche pipa e suggellare una tregua.

spero che questo angolo di montagna possa presto diventare nostro amico e capirci come noi ci sforzeremo di capire lui. ma è presto per dirlo. non basterà mettere le tendine alle finestre, perché le bandiere, quassù, sembrano non avere significato. 

intanto non ce ne curiamo e usciamo a vedere le stelle, che ci avvolgono in un abbraccio consolante. siamo qui e siamo felici, come lo si può essere solo quando si scopre qualcosa di nuovo, curiosi di vedere come sarà al mattino.


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si vede malpensa

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arrivederci torino