blackout liguria

me ne lamento perché è consuetudine e giustificato spirito critico: il tratto ferroviario ligure è un’infinita chiavica. la mancanza di copertura di rete impone la rimostranza occidentale indignata del “roba da terzo mondo”, ma poi, nel silenzio delle mie cuffie spente, guardo il mare scintillare all’ultimo sole, le terrazze delle ville ancora adombrate dalle palme sfinite, quadri spenti da improvvise gallerie ora brevi ora lunghissime e l’oscillazione dei binari mi culla nel presente. e allora stacco gli occhi dallo schermo ed è come tornare ragazzetto a viaggiare di su e di giù e godersi la poesia del paese, con i pensieri da ragazzetto, con le turbolenze e la grande passione. giusto il tempo di entrare in liguria e di lasciare la liguria, un blackout che sa di un passato recente e di vacanza e di noia da ombrellone. 

che poi, i blackout, se presi con filosofia, regalano attimi di pace e di intimità impareggiabile. 

se non hai una call. 

ma la call, di fronte al mare può aspettare. deve aspettare.

parole: 170

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