pezzi di uno spettatore

c’è quella cosa odiosa che fa netflix di far partire il trailer di un’altra roba quando hai appena finito di vederne una. una cosa scoraggiante, violenta spesso, che improvvisamente ti riconferma tutto il male che i detrattori attribuiscono a netflix. io un detrattore di netflix non lo sono mai stato. avrei potuto, ma no. da bulimico di film e serie non me la sono mai sentita; netflix in fin dei conti è una cosa grandiosa. ma ecco, quella di sbatterti un counter di dieci secondi appena compaiono i titoli di coda l’ho sempre trovata una sciocchezza. perché rompe la magia, l’illusione della grandezza, della generosità che netflix stessa dovrebbe rappresentare. 

e quindi, da binge watcher quale sono, ogni volta che percepisco che ci stiamo avvicinando alla fine del film o della serie, sposto la chiappa su un lato o mi protendo col corpo in avanti - muovendomi dunque dalla comoda posizione in cui mi trovavo - in attesa che appaiano i titoli di coda e quindi il counter dei dieci secondi, per essere pronto a stroncare sul nascere il tentativo di netflix di lasciarmi godere di quei minuti finali di decompressione dopo il film. 

io non so se a stabilire quando parta il counter sia una persona in carne ed ossa, o se si basi su un qualche codice che rileva gli over e lo schermo nero e, in base a un’analisi di big data, decida che quello, proprio quello, è il momento migliore per propinarti un nuovo prodotto. fatto sta che a quanto ricordi è sempre stato così e che, a quanto ricordi, il suggerimento del prodotto seguente netflix l’abbia sempre irrimediabilmente cannato. 

questo è un fatto.

poi c’è il film di stasera, cioè quello che ho visto stasera, un film bellissimo, delicatissimo, violentissimo, vero, con picchi di cinema altissimi, interpretato magnificamente e girato ancor meglio, una roba che ti ritorce le budella, che ti fa star male da quanto è delicato e violento e tutto il resto, un film insomma che non necessariamente - anche se succede sempre più spesso - ti aspetti che abbia prodotto netflix, ma tant’è. e alla fine del film, o quando percepisco che sia la fine, controvoglia ma comunque con un automatismo, mi sposto su una chiappa e mi protendo verso lo schermo per stroncare il counter, con gli occhi lucidi e il respiro mozzato per l’emozione ancora intatta e quindi sì, inquadratura finale, battuta finale, campo largo in allontanamento, ho già il dito sul trackpad, compare il nome dell’attrice protagonista, il nome dell’attore co-protagonista, ma la schermata non si sposta in angolo a sinistra, nè compare il counter, nè mi viene suggerito un nuovo contenuto; penso, ora arriva, è già successo altre volte, temporeggia un po’; quindi rimango in quella posizione scomoda, appoggiato sul gomito con il muscolo del braccio che comincia a vibrare, ma niente, i titoli continuano indisturbati, come succedeva con i dvd o i vhs o come succede al cinema. che se hai la pazienza di aspettare fino in fondo c’è quel bel momento dove scorre anche l’ultimo loghino col copyright, la musica si esaurisce e allora, solo allora, sai che è davvero finita.

netflix, mi piace pensare, non per un bug, non per un errore di codice, non per una macchinazione commerciale ma - davvero mi piace pensare - solo per rispetto della bellezza del film che pieces of a woman sprigiona, ha deciso - un essere umano in e carne ed ossa, non può essere altrimenti - di non mettere il counter e di lasciare invece fluire il film fino all’ultimo over. ha disubbidito, quel qualcuno, al suo capo, ha puntato i piedi di fronte all’ordine “e adesso tu lì ci schiaffi il counter” e ha detto no, io il counter non ce lo metto, manco morto, piuttosto mollo tutto, trovate le mie dimissioni lunedì sulla scrivania, scegliete o me o il counter su pieces of a woman, ha girato livido sui tacchi e si è sbattuto la porta alle spalle. 

così dev’essere andata, perché altrimenti non si spiega perché questa fosse la prima volta che il counter non è partito. 

ed è proprio questa la differenza tra un marchio e una persona: la sensibilità di fare un’eccezione sul format, quando il format per il marchio è tutto, come per netflix, che è format dall’inizio alla fine ed è al format che deve il proprio successo, perché è nel format che il pubblico trova conforto e conferma. 

per questo non può che essere stata la volontà di una persona in carne ed ossa a ostacolare l’abominio algoritmico del counter: perché solo una persona può essersi commossa come mi sono commosso io guardando pieces of a woman. un codice non si commuove. un marchio non si commuove. e saranno solo sciocche speculazioni le mie, ma l’eccezione che è stata strappata per questo film è opera di una persona buona. e io lo spero che sia così, perché se invece è una decisione che ha preso un codice, una serie di numeri elaborati da una macchina, allora siamo fritti.

perché siamo fritti, giusto?

parole: 843

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