vax populi
sarebbe bello girare un film in cui la carovana della dhl venga spettacolarmente intercettata da una banda criminale che fa perdere le proprie tracce sulla strada per roma. chi sono i banditi che hanno rubato decine di migliaia di dosi di vaccino? e che cosa vogliono?
— pronto.
— presidente.
— chi parla?
— lo sa chi parla. ora mi ascolti bene, ha 48 ore per riallocare 20 miliardi del recovery fund dai palazzinari a teatri e cinema. ci siamo capiti?
— sì, ma...
— niente ma, presidente, se vuole rivedere i pfizer biontech.
— d’accordo, d’accordo.. cerchiamo di mantenere la calma..
— e un’altra cosa, presidente...
— sì?
— buon anno. (risate)
e così la grandiosa operazione criminale (che passerà alla storia con il nome di vax populi) si scoprirà essere opera di un gruppo di operatori dello spettacolo (capitanati da un fonico e da un microfonista - categoria che tutti sanno essere quantomeno losca), disperati ed esasperati dall’ingiusto trattamento riservato al loro settore, mentre le funzioni religiose continuano a tenersi come nulla fosse.
costretti a rispondere con la fiction alla fiction, la banda del vax riuscirà a forzare il governo a un estenuante braccio di ferro, che si risolverà con la resa dell’esecutivo - costretto a cedere per non perdere la faccia di fronte a tutto il mondo.
riapriranno i cinema e i teatri, sostenuti da un governo che ha voluto liberarsi di franceschini (ora manager netflix) e ha scelto dunque di investire sulla cultura come pilastro della ripartenza italiana post-covid.
la banda del vax l’avrà fatta franca, ma avrà dovuto abbandonare il paese - non avendo chiesto nulla per sé (i fonici son strani) - e sparpagliarsi in giro per il mondo, facendo perdere le proprie tracce.
eroi senza volto, indimenticati paladini di una causa di cui non fregava una mazza a nessuno e che, invece, si è riscoperta essere la più bella sorpresa del 2021: una serata fuori con gli amici. a teatro, magari.
titoli di coda.
fine.
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