studio, per piacere

ieri per la prima volta ho sentito parlare di lifelong learning. di fatto non mi ero mai posto il problema di quanto effettivamente la nostra società sia improntata su una segregazione di due periodi delle nostre vite: quello deputato allo studio e quello destinato al lavoro. gli smodati festeggiamenti per la laurea sono la dimostrazione di quanto sia fondamentale per gli studenti chiudere quel capitolo della loro vita e affacciarsi a quello della pratica.
questo a mio avviso ci indica due questioni: che non vi sia pratica nel nostro sistema educativo e che, seconda questione, l’inizio della carriera professionale coincida irrimediabilmente con il rifiuto di apprendere ulteriormente e, dunque, anche di aggiornarsi.

un terzo punto che mi pare dunque abbastanza evidente è che non vi sia gioia nello studio.

non riesco neanche a cominciare a dire da quanti punti di vista tutto questo risulti sbagliato. in ordine cronologico possiamo di fatto desumere che: lo studio sia un compito cui assolvere; studiare sia teorico; lavorare sia pratico e la prima volta in chi si pratichi sia al lavoro; che i professionisti invecchino con nozioni datate e senza aggiornarsi; che l’innovazione si materia teorica e non pratica.

mi piace molto lifelong learning. con chi dobbiamo parlare?


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