sempre il fumo, mai l’arrosto
premessa: io voglio bene al sindaco sala, ma proprio tanto; vorrei però sorvolare sui grandi meriti, specialmente nell’annus horribilis, per ragionare brevemente sul nuovo regolamento che è stato approvato il 19 novembre riguardo la qualità dell’aria a milano. parliamo di priorità. è vero che in questi giorni non è forse un tema meritevole di precedenza (allora perché non è stato posticipato?), ma devo dire che più ne leggo più onestamente mi trovo perplesso.
priorità, dunque. milano lo scorso ottobre è stata incoronata (ancora una volta) città con la peggiore qualità dell’aria in italia, secondo il report “mal’aria” di legambiente. ora, come molti sanno, le principali fonti di inquinamento sono le automobili e, ancor di più, il riscaldamento domestico. per intenderci - non le sigarette (incredibile, no?).
a me non disturba più di tanto (forse un po’ sì, ma ci arrivo) un provvedimento come quello adottato dal comune di milano se tratta la tutela della salute. trovo però che posizionarlo all’interno di un documento che si intitola “regolamento per la qualità dell'aria” sia quantomeno una presa per i fondelli. peggio. rientra, a mio modo di vedere, nel programma di colpevolizzazione dei consumatori di cui, oggi più che mai, siamo tutti vittime.
un’operazione che ha radici lontane, lanciata dalle grandi aziende inquinanti per pulirsi la coscienza, diluendo la propria responsabilità e riversandola sui cittadini (è difficile prendersela solo con la shell se non fai bene la differenziata, corretto?). la campagna emblema di questo sottogenere della comunicazione risale al 1971, quando la keep america beautiful (fondata nel 1953 dalla american can co. - produttore di lattine - e da owens-illinois glass co. - produttore di contenitori in vetro - cui si è aggiunta in seguito coca-cola e dixie cup co.) lanciò una pubblicità su tutte le reti statunitensi intitolata “crying Indian”, in cui un nativo americano si trovava a navigare in tonnellate di immondizia. colpa di chi? nostra, ovviamente, dei consumatori (anche i simpson ne hanno voluto fare una parodia).
sembra ridondante specificarlo, ma le nostre best practices domestiche non salveranno il pianeta - lo sappiamo, vero? certo, gettare sacchi di immondizia in mare o fare una corretta differenziata è necessario per non contribuire al peggioramento della situazione, ma non bloccheranno l’innalzamento degli oceani né lo scioglimento dei ghiacciai, per intenderci. quello è un compito che spetta ai nostri delegati che si dovrebbero imporre sulle grandi multinazionali del petrolio e dei trasporti, tra le altre, affinché riducano drasticamente il loro impatto ambientale. questa è l’unica, vera, soluzione per salvare il pianeta. raccogliere mozziconi di sigaretta sulle spiagge, per contro, è un preziosissimo apporto alla salvaguardia del suolo pubblico e al decoro dei nostri siti turistici. nulla più.
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ecco, beppe, quello che sto cercando di dire, è che le mie sigarette contribuiscono a inquinare l’aria già malsana di milano almeno quanto imporre il coprifuoco alle 18 potrà mai contribuire a fermare una pandemia globale.
in questi mesi, per conto della mia agenzia e insieme a un ampio team, ho sviluppato un progetto sugli effetti che lo smog (causato dalla combustione delle automobili) ha sulla salute dei cittadini. è stato stordente quello che ho scoperto, eccone qualche esempio: lo smog causa i tumori (ça va sans dire), influisce sul comportamento degli adolescenti contribuendo a renderli nevrotici e condizionando stati d’ansia che i ragazzi si porteranno appresso per tutta l’esistenza (questa non la sapevamo invece n'est-ce pas?), causa inoltre crescite anormali nei feti, è concausa determinante della demenza senile, deposita piombo nel tessuto osseo, genera il diabete, danneggia il cervello. mi fermo? mi fermo. la campagna verrà lanciata presto, corredata di tutta le fonti scientifiche del caso. (no spoiler!)
dov’eravamo rimasti? priorità. bene, appurato che non sono le mie sigarette a causare lo smog a milano, suggerirei dunque di non far rientrare questo provvedimento in una disposizione per salvaguardare l’ambiente. per tutelare la salute dei cittadini? perfetto, allora qui si apre un nuovo lunghissimo capitolo: quello dell’autodeterminazione e delle libertà individuali. cher maire, quello che faccio al mio corpo sono fatti miei e riguarda le istituzioni solo nel caso il discorso (con trasparenza) ricadesse sul peso che i degenti abbiano sul sistema sanitario nazionale (anche qui, piccola digressione: magari controlliamo le dichiarazioni dei redditi prima di operare?). se io voglio fumare la deve riguardare quanto i cittadini che acquistano alcolici, oppure, se volessimo buttare un occhio all’alimentazione dei nostri giovani, ai quali propiniamo qualsiasi schifo trasformandoli sin dalla tenera età in diabetici. guardiamo i numeri (dati istat del 2017) e scopriremo che forse (forse!) ci sarebbero provvedimenti più urgenti da prendere prima di impedirmi di fumare per strada (nei locali ci siamo adeguati, quello era un fatto di buon senso).
né più né meno, lei, da sincero democratico quale la crediamo essere, comprenderà che la mia scelta di fumare equivalga, per peso, ad aborto ed eutanasia, che voglio sperare lei riconosca come diritto inalienabile di ogni cittadino (forse, un giorno, ciao welby). altrimenti è libertà soltanto quando pare a voi. lasciateci fumare e piuttosto bloccate l’ingresso in città alle automobili a benzina, vietate il riscaldamento a gasolio e fate chiudere le fabbriche che non rispettino gli standard imposti dall’europa. poi, dopo, forse, arrivano le sigarette.
sarebbe davvero ora che anche noi cittadini smettessimo di berci questa solfa che dobbiamo sentirci criminali ogni mattina che dio manda in terra e che, invece, ritornassimo a prendercela con chi questo pianeta lo avvelena davvero, tutti i giorni, da decenni. la lista c’è, per chi sa leggere.
ps. a proposito di libertà, oggi su netflix è uscito il film di sibilia “l’incredibile storia dell’isola delle rose”. poi ne riparliamo, che quello è un conto aperto.
parole: 935