il tempo nuovo

da domani comincerete una nuova vita. di fatto, la cosa che mi angoscia di più è che da domani sarò l’ultimo in famiglia a lavorare; a ben pensarci, la vostra pensione coincide sù per giù con l’età che avevate quando sono nato io — un passaggio di testimone interessante. 

interessante perché? perché da ché ho memoria avete sempre lavorato e quando non lavoravate continuavate a parlare di lavoro e se non ne parlavate, un pochino, da qualche parte, ci stavate pensando. il lavoro è stato il motore di questa famiglia — e non soltanto in termini economici. per me è stato come un fratello con il quale spesso ero costretto a contendermi le attenzioni dei miei genitori. e sebbene da giovanissimo a volte lo abbia accusato, oggi riguardo a questo bizzarro e invadente fratello con affetto. come la repubblica italiana, anche noi abbiamo inserito nella costituzione di questa famiglia al primo articolo che ci fondiamo sul lavoro: come valore, come riscatto, come atteggiamento, come primo viatico di libertà e di dignità. ma a dirlo si fa in fretta — noi ne abbiamo fatto pratica costante e vedervi lavorare, ascoltarvi lavorare, attraverso gli anni mi ha insegnato tanto e sono certo abbia formato in buona parte anche la persona che sono oggi. un osservatore disattento potrebbe pensare che mi abbiate inculcato il senso del dovere — io invece so che mi avete trasmesso l’amore per il fare

dalle lettere che ricevete in questi giorni emergete come persone dotate di eccezionale dedizione, correttezza, sagacia, capacità, trasparenza e passione. io questo sento, ma non lo so, perché al lavoro, in ufficio, durante le otto ore quotidiane feriali, non vi ho visti mai (ho sempre tuttavia trovato rappresentativa quella stampa dello schizzo di matisse che la mamma aveva voluto alle sue spalle in ufficio: un misto tra gentilezza, semplicità e determinazione). io vi ho visti invece alle prese con quel fratello piagnone ed arrogante e ho visto che anche con lui siete stati genitori formidabili. perché avete sempre fatto di tutto per educarlo, spesso viziandolo (ma come si vizia un figlio amato), senza tuttavia farmi mai sentire in difetto o inferiore a lui, bilanciando con grande capacità il vostro tempo, dedicando le giuste attenzioni ora all’uno ora all’altro.

ma cosa succede adesso? vi invito a proseguire sulla stessa giocosa prospettiva: 

come dieci anni fa, ormai, sono andato via di casa io — lasciando voi “tre” da soli — oggi a essere cresciuto e autosufficiente è lui. e attenzione a parlare di pensione (che ben diversa è pur dalla violenta “rottamazione”), non siete voi ad andare, ma lui! È giusto che ora ce la faccia sulle sue gambe, senza il vostro supporto, conoscendo persone nuove, facendo nuove esperienze, non perché non abbia più bisogno di voi — un figlio avrà sempre bisogno dei propri genitori — ma semplicemente perché è-giusto-così. e cosa succede quando un figlio lascia casa? lo sapete fin troppo bene: si riparte, si riassestano gli equilibri, si riparte da sé stessi. ripartite da voi stessi! non è finito nulla, comincia solo un nuovo capitolo. 

siccome qui medaglie non le si dà a nessuno — il merito è un concetto là da venire — ecco la mia simbolica medaglia: bravi. bravi. bravi. scuserete mio fratello, che è un gran cafone, ma lo dico anche a nome suo: bravi. siete stati genitori for-mi-da-bi-li. we’ll take it from here, come dicono i personaggi dei polizieschi americani. 

rimarrete sempre indispensabili — non rilevanti: indispensabili — ma adesso comincia una nuova missione per voi: la gioia. fino ad oggi il vostro piacere è venuto secondo a tutto il resto: a me, a lui (il fratello cinico), alle famiglie, agli altri, a tutto. per strano che possa sembrarvi, ora tocca a voi. eccolo il vostro nuovo lavoro: gioite e godete. personalmente non credo nel riposo (specie se penso a voi) — c’avete mica novant’anni — perciò, come direbbe quel maledetto: stay hungry, stay foolish; che vale più per voi che per quattro ragazzotti di stanford. non adagiatevi sull’idea di essere obsoleti, perché non ci crede nessuno e tanto meno dovreste farlo voi. fate del nuovo tempo (o del tempo nuovo) un magnifico capolavoro, perché mai più un giorno somigli al precedente e ogni alba possa essere una scoperta.

avete apparecchiato tutto per il meglio. guardandovi intorno ve ne renderete ben conto. comincia il tempo della gioia; non lasciate spazio agli scorni che non meritano. comincia il tempo della libertà. non sarà d’oro, ma spero che il mio punto di vista — di vero, unico figlio in carne ed ossa — conti qualcosa: bravi. bravi. bravi. 

parole: 752 

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