dire basta

che bello leggere notizie come quella che riguarda rubin ritter. il trentottenne ad di zalando, dopo undici anni di carriera, si ritirerà dalla scena nel maggio venturo, per dedicare più tempo alla famiglia. non solo, specifica ritter che “le ambizioni professionali di mia moglie dovranno avere la priorità” e racconta di come una carriera come la sua, seppur relativamente breve, abbia richiesto grandi sacrifici ai suoi negli anni, sbilanciando tempo ed energie sui suoi impegni. e conclude: “sento che è ora di dare alla mia vita una nuova direzione”.

dunque: basta. perché dopo avere ottenuto ciò che ha ottenuto - e non è poco - ci sono anche gli altri. un gesto, a ben pensarci, fuori dal mondo, specialmente in un mercato professionale sempre più anziano, in cui i senior sempre più malvolentieri si schiodano dalla poltrona per cedere il passo ai più giovani.

ma se si rilegge la notizia con attenzione, c’è dell’altro. perché ritter non ha solo intenzione di tirare i remi in barca e godersi i suoi milioni, ma ha espressamente indicato di volersi dedicare alla crescita professionale della moglie - parole che suonano come arabo nel nostro paese e che in germania, invece, certo non creano alcuno scalpore. perché gira e rigira ma il discorso è sempre quello: il contesto culturale è determinante quando si prendono in esame casi come quello di ritter e non si può far finta che la cultura di riferimento non sia quella in cui la più alta carica dello stato è 1-donna e 2- al potere dal 2005 (altro fattore impensabile in italia).

quando leggeremo una notizia analoga riguardante un under 40, maschio, nostro connazionale, all’apice della propria carriera, vorrà dire che qualcosa sarà cambiato nel profondo del tessuto culturale italiano.
purtroppo non conviene fare pronostici.

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