Voglia di sinistra
Stamattina mi è tornato in mente il titolo dell’ultima fatica letteraria di Italo Bocchino: “Perché l’Italia è di destra”. Esiti come quelli emersi dalle urne liguri ieri sembrerebbero confermare proprio questo assunto: dopo due anni di governo Meloni, l’Italia ha ancora voglia di destra.
Negli stessi due anni ho imparato però anche che quando mio figlio piange chiedendo qualcosa - oltre a volere chiaramente quella cosa (il gelato, il trattore) - sta esprimendo un malessere: stanchezza, fastidio, fame, eccitazione. Sensazioni alle quali ancora non sa dare un nome e che dunque manifesta in maniera scomposta, reclamando qualcosa di cui invece conosce il nome: il gelato e il trattore.
Questi ripetuti successi della destra sottacciono - così almeno mi pare - il grande desiderio di sinistra che c’è oggi in Italia; un malessere che viene manifestato con l’astensionismo, con il disinteresse, con il distacco dalla cosa pubblica.
L’Italia sarà anche di destra, come suggerisce Bocchino, ma me sembra che il diffuso sentimento di protezionismo, di razzismo, di conservatorismo siano soltanto l’espressione di un malessere da parte di chi vuole il gelato e il trattore, ma che, in mancanza di altri mezzi per farsi capire, preferisce piangere e disperarsi.
Non per niente in Liguria il PD è stato votato come primo partito, doppiando FdI.
Capisco che possa sembrare che queste cose me le racconto per sentirmi un po’ meglio. Ma sono abbastanza sicuro che Bocchino dica un mucchio di scemenze: l’Italia non è di destra. L’Italia è più che mai di sinistra, soltanto che non sa come spiegarsi.
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