Diversi
Prima gli italiani, eh. Sempre. Poi il ministro Schillaci annuncia che faremo arrivare presto diecimila infermieri dall’India. “Sulla formazione professionale non ci sono problemi, in India è buona,” dice. “Buona”. Com’era il discorso dei cani e dei porci?
Mi ricorda mia nonna, che erano tutti pericolosi clandestini, tranne il senegalese della farmacia che era tanto gentile, il pakistano del supermercato che l’aiutava sempre a riempire i sacchetti, la romena che le puliva casa che era una donna eccezionale. “Loro sono diversi,” diceva sempre. Ma erano gli unici che conoscesse.
Su questa notizia degli infermieri ci sarebbero così tanti aspetti da commentare. A me quello che non smette di stupire è la pretesa surreale di sceglierci l’immigrato. Che sia educato, che abbia studiato, che non sia musulmano, che non voglia farsi pagare troppo, che non sia omosessuale, potenzialmente che sappia giocare bene a calcio. Che non si sa mai. Allora sì. Per ogni povero Cristo che abbiamo lasciato morire in mare, ne importiamo cento dall’India. Vaglielo a spiegare a quello in fondo al mare.
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