Vicenda di un pirla
Ho questa storia in mente, di un uomo che ristruttura una casa sul lago. E ogni elemento che inserisce nei lavori racconta una parte della sua vita. Scampoli di esistenza recuperati, risistemati e inseriti in un nuovo contesto. Un figlio. Un incidente. Un divorzio. Un’azienda. Un amico. Ognuno di questi frammenti è rappresentato da un elemento, sia esso strutturale o accessorio: una parete, una porta, una stufa. Ogni angolo di casa racconta una storia.
E questa è la parte romantica.
Poi però l’uomo scopre che la casa fa acqua un po’ da tutte le parti, a partire dal tetto. La parete non tiene l’umidità, la porta scricchiola, la stufa non scalda e intossica il soggiorno. Insomma scopre che la sua vita è un’accozzaglia di scelte incongrue, vacillanti, e che la casa ne è lo specchio.
Decide quindi, nonostante tutti gli sforzi immani per restaurarla, di ributtarla giu con un grosso martello, pezzo per pezzo, con le sue mani. Per ricominciare da capo, una vita priva di parti monche.
Si ritrova così sulle macerie della sua esistenza, con niente tra le mani. Né un tetto sopra la testa, né il conforto di un ricordo. Ma il mutuo da estinguere, quello sì, ancora intatto.
Soltanto allora l’uomo si rende conto di essere un pirla. E che non c’è manco una morale alla sua storia.
Era meglio la casa monca. Decisamente.
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