Verso il finito e oltre

Io non lo conosco Sangiovanni. L’ho sentito nominare spesso, cioè, ma non avevo mai ascoltato la sua musica. Ci ho provato stamattina, me ne sono pentito. Ma non è questo il punto. Il punto è che un ragazzo di ventuno anni, all’apice della sua ascesa, potremmo dire, in piena rampa di lancio, decide di fermarsi. Stop. Stop al lancio del disco, stop ai concerti, stop alle apparizioni pubbliche. Non si fermano i social, per ora, curiosamente, scegliendo di non aderire a una corrente che sempre più prende piede tra le celebrità d’oltreoceano. Ad ogni modo: Sangiovanni si ferma. Per tutelare la sua salute mentale, per “non fare più finta che tutto vada bene”, per prendersi cura di se stesso. Si tratta di un messaggio di fondamentale importanza per i più giovani (e non solo) i quali, invece, vengono abituati dall’algoritmo a una produzione illimitata, senza sosta, a influencer che sono obbligati a creare contenuti su base neanche più quotidiana ma oraria. Nell’epoca dello scroll - letteralmente - infinito di Instagram e di TikTok, scegliere invece di prendersi una pausa, di fermarsi, di restare o meglio, di ristare, risulta di rivoluzionaria maturità in un paese sempre ancorato a logiche antiche di perormance. Il performer, dunque, tira il freno. Bisogna poterselo permettere, certo. Non tutti possiamo far cadere la penna e mettere immediatamente il nostro benessere al primo posto. Tuttavia il gesto ha un valore simbolico: la sola possibilità di sapere di avere un problema, di ascoltarlo questo vuoto, di imparare a conoscerlo, eccola la prima chiave per stare meglio con il mondo. Eccola la lezione di un ventunenne. Di un cantante di ventunanni. Direi che sono cambiati i tempi.

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Vorrei essere Giambruno