Uno sport vi seppellirà

Tempo fa ebbi un’interessante conversazione sul golf. Il mio assunto - tranchant, mi rendo conto - era che il golf non si potesse considerare uno sport tout court, non prevedendo in minima parte lo sforzo fisico. Ci possono essere discipline di precisione, come le freccette, il biliardo o, appunto, il golf, le quali tuttavia difficilmente posso essere considerate degli sport a tutti gli effetti.

Mi è ritornato in mente oggi, correndo. Possibile, mi dicevo, che questa cosa che sto facendo adesso, rientri nella stessa categoria di un torneo di freccette? Che questo massacro sia equiparabile a una passeggiatina in campagna, accompagnato da una macchinino elettrica, a menare delle palline con una sottile mazza di metallo? Per quanto complicato, non possono rientrare entrambe sotto la definizione di sport.

42,195 metri di infamia, di violenza psicologica, di solitudine coi propri pensieri, di imbarazzo muscolare e nervoso. Un incontro serrato tra il corpo e la mente, senza esclusione di colpi e con pochissime regole: la maratona rimane per me la cosa più difficile che ci si possa proporre di fare. Al netto della crescente partecipazione su scala globale.

Ecco, tipo il curling. Dopo una giornata come questa trovo incredibile pensare che il curling militi nella stessa lega della corsa. E mi rendo conto che si tratta di un discorso che apre il dibattito a facili polemiche rispetto, ad esempio, le discipline motoristiche. Però io me ne sto qui, col cuore pesante, le gambe indolenzite, le caviglie spappolate, e oltre alle belle sensazioni raccolte durante la gara, sento la necessità di rivendicare un divario nettissimo tra l’immane fatica della maratona e le discipline “pulite”, eteree, da salotto borghese. Perché quando tutto è sport, poi niente è sport e allora qualsiasi cosa che non sia stare davanti a un computer diventa una disciplina sportiva. Come i cosiddetti e-sports. Mortacci vostra: gli e-sports. Che fatica. Nel vero senso della parola.

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