Un mondo offeso

Frequentavo un liceo a un centinaio di metri di distanza. Un luogo che in buona parte mi ha reso ciò che sono oggi, che ha decretato tanto del mio privilegio e delle mie future opportunità; eppure frequentato da una Milano conservatrice, spesso puzzona, amica degli amici degli amici - che a Milano sono tutto.

È in questo contesto che la mia educazione familiare in primis, mi ha spinto tra le braccia di scenari culturali altri, che mi permettessero di arrischiarmi al di fuori di quella che oggi definiremmo “la bolla” e di abbeverarmi a fonti più limpide e profonde.

Tra queste, intorno allo stretto perimetro della scintillante Moscova, un circolo di partito, un venditore di biciclette, un forno, un teatro, un cinema e - ben nascosta in un angusto cortiletto - una libreria dal nome curioso. E proprio nel suo nome era racchiuso tutto ciò che su questo luogo e sui suoi proprietari c’era da sapere; rubato a un passaggio della Conversazione in Sicilia di Vittorini e al suo “viaggio alla scoperta di un mondo offeso che obbliga a prese di responsabilità».

È qui, grazie a quella gentile coppia di romantici, che incontrai testi come le Lettere dal Carcere di Sacco, parole che mi avrebbero cambiato nel profondo. Quella “felicità dei giochi”, che l’anarchico invitava il figlio a non tenersi per sé, ma a condividerli col mondo intero. Oppure il Petrolio di Pasolini, ma anche tanti romanzi che mi avrebbero permesso di affacciarmi all’età adulta, munito di strumenti per stemperare un’innata inclinazione all’egocentrismo.

Oggi la Libreria del Mondo Offeso ha annunciato che si trasferirà a Siena, lontano da una Milano che ha amato per tanti anni e che sempre più ha avuto difficoltà a riconoscere.

L’avere - io prima di loro - abbandonato la nave (o meglio: l’esclusivo yacht), non mi preclude un grave dispiacere per la loro scelta che, irrimediabilmente, lascia sguarnita la città di uno dei suoi ultimi avamposti di - civica - resistenza nonviolenta.

La Libreria Del Mondo Offeso non mi ha salvato - perché, obiettivamente, non avevo bisogno di venire salvato - però mi ha dato una speranza: non sul momento, ma tutta quella che mi sarebbe servita più tardi, fino ad oggi, e oltre. Perché sarà sempre tempo di prendersi le proprie responsabilità. E di prendere le parti di questo mondo offeso. E di contribuire a proteggerne le idee migliori.

Grazie Laura, grazie Marco.

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