Tempo nascosto

Hai tempo. Son due parole strane con un bambino piccolo in casa. Una domanda alla quale non so mai come rispondere. Perché chiaramente dovrei dire che no, non ho tempo. Ma poi il tempo c’è. Il tempo è una costante, esiste, la prodigiosa crescita del bambino ne è la prima prova tangibile. Dunque ho tempo: posseggo tempo, perché l’assenza di tempo è morte e avere un bambino è il contrario della morte. Il tempo è soltanto nascosto. Nell’aspirapolvere, che non ho il tempo di passare; nella lavapiatti, che non ho il tempo di svuotare; tra le pieghe del letto, che non ho il tempo di rifare; nel frigo vuoto, che non ho il tempo di riempire.

Tempo, dove sei? Guarda che ti trovo! Che a guardare bene, a cercare bene, il tempo salta fuori. Perché c’è, va soltanto trovato.

Hai tempo? mi chiedi a volte. Lo cerco, dovrei rispondere più spesso. Lo cerco, come ogni giorno cerco i miei occhiali, sbadato che sono. Ma poi gli occhiali saltano fuori, mica camminano. Così anche il tempo. Lo cerco e poi lo trovo. Perché c’è. Basta volerlo.

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Scricchiolano i nervi della Difesa

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