Tanti nottilioni

Ci sono sere che la nostra via mi pare ancora più buia. Che già è buia oltre ogni ragionevole parametro. Buia da inciampare, per intenderci; da trasalire a ogni ombra, a ogni suono. Buia come quando ci si sveglia in albergo, di notte, e ci si mette qualche istante per ricordarsi dove si è, dove sono gli interruttori, le cose sparse per la stanza. È una via molto buia di una città già buia di per sé, di un buio talvolta placido - come stasera - talvolta sinistro. Placido quando nelle sere di primavera il silenzio è pregno di aspettativa e di promesse eccezionali, sinistro quando il freddo pungente ripara da ogni speranza e l’inverno pare non finire mai. 

Mi ha fatto tornare in mente un libro che ho molto amato da bambino: “Le 33 vite e mezzo del Capitano Orso Blu”, una chicca di Walter Moers, in cui compare un certo prof. dott. Abdul Noctambulotti, uno scienziato pazzo - se bene ricordo - la cui missione è il calcolo del buio in un’unità di misura di suo conio: i nottilioni. Ecco, stasera passeggiando il cane, mi sono domandato quanti nottilioni raggiunga la nostra via certe sere. Dovevano essere parecchi, perché con Molly ci siamo scontrati più di una volta, accartocciandoci nel guinzaglio. Ma è anche una bella sensazione, in serate come questa, poter scomparire per alcuni minuti e fluttuare come fantasmi per la città. Indisturbati e leggeri. Ombra tra le ombre, di una serata senza stelle.

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