Sulla loro pelle

Mi sono imbattuto in un estratto di telegiornale in cui venivano intervistati spettatori tedeschi all’uscita dalla sala dopo aver visto Schindler’s List. 

In particolare mi ha colpito una donna che raccontava quanto fosse rimasta impressionata dal vedere sradicate le famiglie: i bambini dai genitori, le coppie, gli anziani.

Troppo spesso ci si dimentica che una buona parte dei tedeschi, nel secondo dopoguerra, ha pagato sulla propria pelle gli effetti dell’Olocausto. In particolare proprio a partire dallo sradicamento di migliaia di nuclei familiari, separati da un muro per oltre trent’anni. Una cicatrice che ha lasciato segni profondi nella loro cultura. 

I tedeschi sono stati prima carnefici, poi vittime, inquilini di una casa a metà, ripagati con la moneta dell’autoritarismo e dell’umiliazione.

L’intento del video era forse quello di mostrare tedeschi vergognosi del proprio passato, invece mi ha trasmesso una sensazione di immedesimazione per qualcosa che non è appartenuto ai loro genitori o ai loro nonni, ma che hanno vissuto direttamente sulla propria pelle. 

E a comprenderlo, mette i brividi. 

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