Speculazioni su un tuffo (quasi) perfetto

Cosa deve provare questo scricciolo di ragazzina che viene dalla Corea del Nord, a rappresentare una delle dittature più repressive del mondo, scendendo dalla scaletta dell’aereo al Charles de Gaulle, prendere un’auto e attraversando lo sfarzo di Parigi - ripulita per l’occasione dei propri elementi di povertà - fino al villaggio olimpico. Incontrare gli atleti occidentali, ridanciani ed eccentrici, trovarsi di fronte a cinque mense, trattata con tutti gli onori che sono riservati agli atleti, misurarsi con un mondo che - letteralmente - dalla nascita le è precluso: la varietà, la diversità, l’opportunità. La vanità, persino. Cosa deve pensare delle polemiche sui letti di cartone e sull’assenza di aria condizionata e di tutto il chiacchiericcio, del futile gossip che circonda i giorni delle olimpiadi. Cosa deve provare, poi, a vincere una medaglia, un premio che sancisce la condanna del suo ritorno a una casa della quale, peraltro, noi non sappiamo nulla. Le scivolerà di fronte agli occhi con la stessa rapidità con la quale consuma l’ultimo tuffo, intricato e leggero. Cosa penserà poi quei pochi secondi sott’acqua, in apnea, prima di riaffacciarsi al sogno consumato, alle luci del podio, alle celebrazioni di un successo distante.

Speculazioni, certo. Che però valgono qualche istante della nostra riflessione. Giusto il tempo, troppo breve, di un tuffo perfetto.

Congratulazioni Kim Mi Rae, chiunque tu sia.

parole: 221

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New Work :)

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