Solo così 

Viene raccontata bene in Oppenheimer la vicenda che condusse al primo test nucleare della Storia, avvenuto il 15 luglio 1945, un mese prima che l’ordigno venisse poi calato sui civili giapponesi. The Gadget, la chiamarono: l’arnese, il gingillo, quella sfera grezza di cavi e conduttori priva di rivestimento, sollevata a decine di metri da terra, che venne fatta detonare ad Alamogordo, nel deserto del New Mexico. Eppure il Trinity Site dista oltre quattrocento chilometri dalla base di Los Alamos, dove il Gadget venne fabbricato e assemblato. Questo significò un lungo trasporto della bomba, che poi dovette attendere una intera notte prima di venir fatta brillare; una notte particolarmente agitata, poiché venne rilevato con breve anticipo l’arrivo di una tempesta di sabbia. Ragionevolmente non si volle lasciare la bomba sguarnita di sorveglianza per la notte e dunque si mise a sua guardia un uomo - un soldato - il quale, al suo fianco, trascorse solitario numerose ore. Di questo uomo, del più vicino testimone del passaggio da un mondo a un altro, di una Storia a un’altra, non ci è dato sapere nemmeno il nome. Della sua solitudine, tutte quelle ore, a guardia della bomba, non ci sono concesse nemmeno poche righe. 

Di Michael Collins si dice che “da Adamo nessuno abbia conosciuto una solitudine simile”, ovvero quella che l’astronauta visse durante le sue orbite intorno alla luna, mentre Armstrong e Aldrin allunavano, in silenzio radio con Houston.

Forse più romantica, ma non meno pericolosa, la solitudine di quel soldato, ultimo compagno di viaggio di un mondo destinato a cambiare per sempre, ultimo confessore di un pezzo di metallo pronto a farsi massacro. Entrambi soli, mano nella mano con il destino del mondo intero. Eppure, uno di loro, per sempre senza volto e senza nome. Che peccato. 

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