Così buono, è il cane

Tempo fa mia moglie - non so dove avesse reperito questa informazione - mi riferì che il cane non contempla che noi possiamo sbagliare. Cioè, se tu accidentalmente schiacci la coda al cane, lui non è che pensa “Vabè, si è sbagliato, capita”, ma concepisce soltanto l’opzione che tu lo abbia fatto di proposito: per punirlo, ad esempio. Così buono, è il cane. Che io ogni volta che ci inciampo sopra, o che lo urto, o che gli schiaccio una zampa o la coda, cose che capitano, mi sento una merda per ore. Perché lei mi guarda subito con quegli occhioni che mi chiedono “Ma cosa ti ho fatto?” e io allora mi butto in terra ad abbracciarla, a baciarla, a scusarmi, con l’unico esito di confonderla ancora di più. Ma soprattutto penso a quelli che invece i cani li menano per davvero, con cattiveria, e quelle povere bestie che si convincono che se le prendono è giusto, una ragione deve pur esserci, perché il padrone non sbaglia; e comunque poi non lo mordono manco. Una vita intera a prendere legnate con la convinzione di meritarle. Così buono, è il cane.

Da quando abbiamo Molly, sento un sacco di persone ripetere sempre la stessa frase, come un mantra: “Sono tanto migliori di noi.” Sembra una minchiata. Ma a pensarci bene, purtroppo, è proprio vero.

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