Sinn, Sinne, Sinnen
Spesso sento ripetere la stessa battuta: “Quel cognome non gli si addice, il ragazzo non ha l’aspetto del peccatore”. La percezione anglocentrica può portare i più a intendere “Sinner” come un termine che indichi la diavoleria, il vizio, la trasgressione. Ma Jannik - come il nome di battesimo indica - non è originario del Dorset, bensì del Trentino e dunque la radice del suo nome è da ricercare nel germanico, prima che nell’inglese.
“Sinn” in tedesco significa “senso”, allo stesso modo dell’italiano, cioè da intendersi sia in quanto significato (nel senso di), ma anche dell’organo di senso (gusto, olfatto, udito, tatto, vista). Ad esempio poi lo si ritrova in forma estesa - “Sinne” - anche in Marx: “Die politische Gewalt im eigentlichen Sinne ist die organisierte Gewalt einer Klasse zur Unterdrückung einer anderen.” (La violenza politica nel vero senso della parola è la violenza organizzata di una classe per opprimere un'altra.)
Inoltre “sinnen” come verbo indica la riflessione, essere profondamente assorti, concentrati.
“Senno”, come diremmo noi in italiano, deriva dal francese “sen”, ragione, un termine appunto di origine germanica. Il senno è la virtù del giudizio, della prudenza.
Jannik Sinner non è un diavolo e poco ha del peccatore; anzi - probabilmente - è il bravo ragazzo che ci appare essere, straordinariamente concentrato, determinato, dotato di un talento fuori dal comune che gli pervade tutti i sensi.
Nomen omen, dunque. Ma non quello che avevate in mente voi. Per capire Sinner occorre partire, come spesso accade, dal suo nome; per apprezzarlo e amarlo basta invece aver seguito la finale di questa mattina. Grazie Jannik, oggi era soltanto l’inizio.
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