Cosa deve fare ancora?
Può mai dirsi civile un paese che permette a Vittorio Sgarbi di rimanere sottosegretario alla Cultura? E non è una domanda retorica: cosa deve fare, precisamente, un individuo per venire reputato inadatto a ricoprire non soltanto un ruolo istituzionale, ma addirittura afferente all’ambito culturale? Per quanto tempo ancora lo scagioneranno le sue profondissime nozioni sul Caravaggio? Con la sua ultima scenata contro Report, Sgarbi ha raggiunto un nuovo livello di inadeguatezza al ruolo che ricopre: un’intemerata da squilibrato, condita di minacce e oscenità che soltanto in Italia non può venire vista come intimidazione alla libera stampa. Un potere che si rivolge in questo modo a un giornalista è un potere violento, pericoloso, mafioso. Un potere che in diretta augura la morte a un giornalista, che gli urla insulti in faccia, che minaccia di mostrargli le parti intime è un potere degno soltanto di un regime.
Non per niente l’Italia, nell’Indice della libertà di stampa stilato ogni anno da Reporter senza frontiere, figura appena sopra il Botswana, al quarantunesimo posto. Ma il nostro problema maggiore rimane il panettone della Ferragni. E ognuno rimane al suo posto.
Attendiamo pazientemente che Vittorio Sgarbi un giorno scenda in strada, freddi un passante in pieno giorno con una rivoltella e sputi sul cadavere gridando improperi - meriterà forse allora una parolina da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri?
Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, fin qui tutto bene.
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