Sentire proprio tutto
Oggi ho scoperto di non sapere perché esista il tifo organizzato. Proprio quale sia il suo scopo. Perché si tolleri che esista.
Le partite spesso le ascolto, anziché guardarle, perché intanto mi piace anche fare altro, tipo pulire casa. Un po’, lo ammetto, perché il calcio mi piace molto, ma a tal punto da guardarlo per novanta minuti filati forse no. Soltanto le partite importanti, diciamo. E ascoltandolo il calcio, prima che guardarlo, mi ha dato la possibilità di notare come negli ultimi mesi ci sia stato un upgrade della qualità del suono dagli spalti. Si sentono distintamente i cori, se ne distinguono le singole parole, le sfumature, ma non solo: si sente tutto quello che l’involuto al megafono urla in faccia ai suoi accoliti. Si sentono gli insulti, le bestialità, gli incitamenti. Tutto. Che non è Shakespeare, ecco. E quindi oltre ai poroppoppoppoppo e ai alealealealealealeale - perché poi di questo parliamo - ci tocca anche ascoltare le direttive di questo disperato che aizza il tifo alle verbali rappresaglie nei confronti degli avversari.
Dunque mi sono trovato a domandarmi, in senso più ampio, perché esistano ancora questo genere di tribali convegni. Oggi, nell’anno del signore duemilaeventiquattro, quando sappiamo che le curve sono pervase da criminalità organizzata, da avanzi di galera che sfruttano le gerarchie dello stadio per riaffermare il proprio piccolo potere territoriale, quando ancora lo sport viene regolarmente affogato nel razzismo più becero, ecco, cosa ha fatto pensare a DAZN che fosse una buona idea piazzare nuovi microfoni sugli spalti?
Perché davvero bastava quando il tifo faceva da sfondo, aveva anche un suo perché, questo cantilenato cadenzare le gesta sul campo, ma sentire ogni scemenza che dice il capo curva forse mi pare eccessivo.
Altra cosa che rimpiango del coronavirus: le partite a porte chiuse. Opinione impopolare, lo so. Quante volte ce la siamo menata che l’immagine dello stadio vuoto raccontava tutta la tristezza di quel periodo. A me però piaceva molto, almeno si sentiva quello che diceva l’allenatore ai giocatori, i calciatori chiamarsi a vicenda. Sembrava di assistere a una partitella di quartiere. Il tifo invece rende tutto più angosciante, più grave, più pesante.
In definitiva: serve davvero il tifo organizzato? E poi: se assolutamente lo vogliamo tenere, per carità, allora non si potrebbe silenziarlo un pelino? Ma proprio un soffio. Quel che basta per non sentirsi internati al 41bis.
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