Scendo io
Mio figlio si accontenta di gattonare. Ieri notte ho sognato che non camminerà mai. Che crescerà, crescerà e noi proveremo in tutte le maniere a convincerlo a camminare, che camminare è bello, che tutti camminano, anche i suoi amici, anche i nonni. Ho sognato che a tredici anni lo iscrivevamo a un corso di tennis al quale prendeva parte gattonando, che gattonando avrebbe fatto il viaggio con gli amici dopo la maturità, che gattonando sarebbe andato al suo primo appuntamento romantico. Ho sognato che puntualmente, quando incalzato, lui rispondeva: “Perché dovrei camminare? Gattonare ė tanto comodo.” E io a quel punto non trovavo argomenti validi. E allora rimuginavo e rimuginavo e alla fine mi dicevo “Già, perché dovrebbe camminare, se è comodo così.” E dunque lo lasciavamo gattonare attraverso la sua vita, fino all'età adulta. Fin nella vita professionale, tutti seduti alla scrivania e lui lì, in terra, felice. E la cosa eccezionale è che sia sua madre sia io vivevamo tutta la situazione con estrema placidità d’animo, con rassegnazione certo, ma anche con una certa serenità. Che poi infondo, davvero, perché no? Se è contento così. Anzi, sai che c'è, amore di babbo? Scendo io e vengo a gattonare con te. Chissà cosa ne penseranno in ufficio.
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