Rifare
Il mio mestiere è al 30% riflettere, al 10% assemblare, al 60% rifare. È una percentuale su cui non posso astenermi dal riflettere. Non so quante altre professioni prevedano un tasso tanto alto di ricalibrazione del proprio prodotto. Rifare, rifare e rifare. Faccio con la consapevolezza che andrà rifatto e poi andrà rifatto ancora una volta, mantenendo soltanto una minima parte di ciò che era in origine. A mio beneficio posso dire che questo non dipenda dalla scarsezza del mio impegno, quanto da un iter naturale di questo genere di produzione. Una produzione soggettiva, dai confini incerti, frutto di null’altro che di percezione individualissima. Per questo non mi domando “oggi cosa ho fatto?” bensì “oggi quanto ho rifatto?”. Faccio cento, rifaccio mille. Sa essere frustrante, se preso per il verso sbagliato. So come suona. Ma è tutto zen, una questione di approccio. Nella mindfulness, come nelle filosofie orientali, parlano di “lasciare andare”, di non affezionarsi alle cose, alle idee, alle situazioni, anzi di vivere nel momento. Tutto il resto: lasciarlo andare. Un creativo di agenzia può dare del filo da torcere a qualsiasi monaco buddista. E mandarlo al manicomio.
parole: 189