Riassunti e gli altri

Sarà pure indicativo di nulla, o soltanto una questione lessicale. È comune che, nei saggi di settore, ogni capitolo si concluda con una pagina che in inglese si intitola “learnings” e che in italiano viene invece denominata “riassunto” (o “in breve”). Di quello poi si tratta: di una breve raccolta dei momenti salienti appena illustrati, generalmente in elenco puntato. Soltanto che loro lo chiamano “learnings” (ciò che ne impariamo), mentre noi lo definiamo per brevità. Come a dire: di sto pippone indigeribile, suggeriamo di portarci a casa queste tre cosucce. Ma fossero i libri. Perché la learnings session è una pratica che si accompagna alla chiusura di un progetto, alla consegna di una gara, alla conclusione di un workshop (ben distinta dal wrap-up, che invece è proprio un “riassunto” - all’italiana) per trarre un bilancio di ciò che di positivo e di negativo si è appreso dall’esperienza appena conclusa.

Un momento per imparare, trasversalmente a tutti i gradi di seniority, qualcosa. E sono soprattutto i capelli grigi a dettare l’agenda del learning, dando per primi il buon esempio, riconoscendo ciò che avrebbero potuto fare meglio. Con tutta la falsità e ipocrisia del mondo, chissà. Però lo fanno.

Perché da un riassunto non si impara. Dal confronto, invece, sì.

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Fine pena: Leo

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