Reach
Oggi un cliente ha specificato quanto non abbia intenzione di prendere in considerazione un reach inferiore a un tot. Nell’ordine delle centinaia di migliaia di visualizzazioni, per intenderci.
Mi ha fatto sorridere pensare a quanto questa metrica, il reach (la portata), sia mutata nella mia vita.
Ho ripensato a quella volta in cui, a Napoli, il nostro spettacolo aveva registrato un sonoro fiasco. Spiavamo, prima di andare in scena, la platea vuota da dietro le quinte. Ci saranno state sì e no una decina di persone sedute sulle poltroncine. Un vuoto cosmico. E ricordo l’importanza della lezione che ci impartì il regista difronte al nostro sgomento: Si recita anche per un solo spettatore. Anzi, la penuria di pubblico richiederà uno sforzo doppio da parte nostra, per riempire lo spazio vuoto.
Difatti andammo in scena. Una fatica disumana. Ma diedi qualcosa in più rispetto alle altre repliche.
Oggi mi pagano per raggiungere milioni visualizzazioni. Milioni.
Eppure quella lezione non mi ha abbandonato. Lo so perché le stesse righe che sto scrivendo ora non verranno lette che da una manciata di persone. Ho imparato col tempo a non vergognarmene ma, anzi, ad ancorarmi al pensiero che anche soltanto una persona possa ascoltare quello che ho da dire. E non è mai poco. Non va dato mai per scontato.
Possiamo anche vivere nell’economia dell’attenzione, ma andare in scena per una sola persona è un’impostazione mentale che potrebbe tenerci a galla tutti, oggi giorno. Saper dare valore, oltre al numero, all’individuo. E al dono che ci fa del suo ascolto.
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