Qualcosa in più

Non c’è una regola. Non dipende dalla grandezza dell’aereo, né dall’orario di partenza. Non dipende dallo stomaco pieno o vuoto, non dipende da come ho dormito la notte prima. Non dipende se sono giornate stressanti o se sono in vacanza. Dopo anni di osservazione ho capito che non c’è una regola per capire come andrà un volo: ogni volta che cerco di individuare uno schema, di fissare un rituale, poi il volo seguente sballa le mie previsioni. Per un periodo ho creduto di essere più sereno a volare con la luce del giorno e a stomaco vuoto. È andata bene per tre voli, poi è andata male. Molto male. Poi mi sono convinto che il buio mi aiutasse a non concentrarmi sul fuori, ma al sesto volo il buio mi ha accresciuto l’ansia. Soffro il mal d’aria da quando ho diciannove anni e una cosa ho capito: che non devo fidarmi del mio istinto. Servono i calmanti. Senza i calmanti è una roulette. Non faranno bene, ma senza è peggio. I calmanti e mio figlio. Quando c’è mio figlio riesco a impormi di rimanere dritto; non c’è molta alternativa. Non dirò che “mio figlio mi da coraggio”. Me lo impone. Fa più lui di un pacco di Xanax. E qualcosa in più.

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