Purché ami

Conosco persone che sono state ripudiate dalle loro famiglie perché amano altri uomini o donne. La loro colpa è quella di amare.

Con mia moglie spesso ci interroghiamo su come sia possibile non amare più i propri figli. Ma tant’è. Una volta nutrito, accudito, cresciuto, tanti guardano il figlio e dicono: “Tu non sei più nostro figlio. Questa non è più casa tua.” Perché ama.

Ieri un collega, chiacchierando, mi ha chiesto: “Cos’è che non perdoneresti mai a tuo figlio, un giorno?” È uno di quei temi sui quali da neo-genitori si tende a tornare. Io la mia risposta ce l’ho, sempre la stessa: non lo perdonerei se diventasse fascista. Che suona sempre un po’ come una battuta, ma io lo intendo molto seriamente. Non nel senso prettamente politico e partitico del termine, ma per ciò che l’essere fascista comporta: l’odio. La prepotenza, la supponenza, la paura, la violenza. Questo non gli perdonerei mai. Come non lo perdonerei mai a me stesso.

Io oggi so che l’unica cosa che non perdonerei mai a mio figlio non è l’amare, bensì l’odiare. Perché l’odio è l’amputazione di qualcosa, dentro, per la quale non c’è protesi. L’odio è tempo regalato alla paura.

Ami chi gli pare, purché ami. L’odio lasciamolo ai fascisti. Viva il 25 aprile e l’Italia antifascista, sempre.

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