Poi c’è il burraco
Di nuovo la manetta ai polsi, le Assicurazioni Generali vincolano il mio corpo alla competizione di domenica. E non sono pronto. Ho ancora dolori ovunque dalla maratona del Chianti. Si fa in fretta ormai a dire “mezza”, ma i ventuno chilometri e novecentosettantacinque metri berlinesi - per quanto in piano - questa volta mi spaventano sul serio. Troppo presto, troppo vicini gli appuntamenti, il ventuno ho l’altra mezza, a Vienna. Di nuovo mi sono sopravvalutato. Me e la mia trista figura ormai quasi trentacinquenne. Ma non si torna indietro. Perché? Perché se ogni volta, ogni giorno, si avesse il diritto di schiacciare il pulsante rosso, allora non si correrebbe più. Troppa fatica, troppo dolore. E dunque avanti. Finché non fa male. E poi ancora un poco. Fino a quando non è tutto rotto. Poi imparerò finalmente a giocare a burraco. Se qualcuno ci sa giocare, qui, a burraco. Ma non penso.
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