Più misterioso, più intimo

Borges, negli ultimi anni di vita, perse quasi del tutto la vista. Intervistato fa Minoli, l’autore raccontò di come il suo modo di viaggiare fosse trasformato, e di come gli paresse di “sentire i paesi”. Spiegò così: “Come uno avverte l’amicizia, l’ostilità, l’indifferenza o l’intelligenza dell’altro, al di sopra delle parole - a volte a dispetto delle parole stesse - così le notizie non ci arrivano attraverso i sensi, ma in modo più misterioso, più intimo.”

Restituisce, Borges, un senso di fiducia nell’inconscio anche al di là della cecità:  vedendo meno non acuisce altri sensi, ma un canale più “misterioso”, come quello descritto da Montale, scendendo quelle milioni di scale al braccio dell’amata Drusilla.

È questa la grandezza di personaggi come l’autore argentino, capaci non soltanto di imprimere su carta la complessità del mondo, nemmeno di pensarla, ma di percepirla oltre i cinque sensi che a tutti noi sono concessi. Percepirla e restituirla, affrescando in poche e semplici pennellate, il ritratto di tutta la nostra potenzialità inespressa. Riducendoci all’osso.

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Uno sguardo che puzza

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Sull’altare della vanità