Perché l’ho fatto

Da quando mi sono iscritto ai social network - qualsiasi social network, dunque parliamo di circa quattordici anni - le volte in cui ho commentato un post pubblico si possono contare sulle dita di una mano. Due o tre mani al massimo. È una pratica dalla quale mi sono sempre guardato e per la quale a prescindere nutro scarso interesse. Difficilmente vado a leggere i commenti sotto i post; pubblico i miei contenuti, guardo quelli altrui e finisce lì.

Due giorni fa, probabilmente distratto, ho scelto di commentare un reel della Stampa che mostrava Roberto Salis replicare con estremo garbo alle diffamazioni di Salvini.  Ho commentato con cinque parole: “Così si risponde a Salvini,” vale a dire col sorriso e senza dargli troppa importanza. Non ho scritto nulla di eccezionalmente violento, ecco, nessuna provocazione tra i denti, nessun insulto, nessuna insinuazione. Rispetto a ciò che realmente penso del ministro, poi.

L’avessi mai fatto. L’avessi. Mai. Fatto. Sono quarantotto ore che rimpiango l’ingenuità del mio gesto. E non per le minacce, non per le ingiurie, non per le volgarità che ho ricevuto (pubbliche e con messaggi privati, che onestamente lasciano il tempo che trovano), ma proprio per l’ignoranza dei contenuti, per la pochezza di pensiero, per la miseria dei concetti, oltre che per un’estrema povertà linguistica. Mi sono esposto, unico colpevole, alla bruttura del pensiero medio, alla superficialità della vetrina pubblica. Perché l’ho fatto? Più mi sforzo di ricordare, più la mia scelta mi appare vuota: cosa volevo ottenere? Perché mi sono unito a loro? Se esistesse un’estensione, o una app, che blocchino questo genere di azioni con un disclaimer, un pop-up, una sirena, un allarme che mi ricordi di ripensarci, di valutare meglio, prima di commentare un post: “Sei sicuro?” Sei veramente veramente sicuro? Ecco. Se esistesse io la installerei non soltanto sul mio telefono, ma sul telefono di tutte le persone a cui voglio bene.

Che poi i commenti si possono disabilitare. Evidentemente non è proprio nell’interesse di certa informazione disinnescare gli shitstorm. Tutt’altro.

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