Per fortuna c’è chi continua a turarsi il naso

Ora, non sarà tutto questo esempio di diplomazia e di magistero d’arte politica, tuttavia la Convention Democratica in corso a Chicago due concetti riesce a metterli sul piatto. Tiratissimi, ma ce la fanno. Di fronte alla minaccia dell’ultra destra - come accaduto in Francia - si serrano i ranghi intorno al candidato progressista e si fa blocco nell’interesse del Paese. Ne è la dimostrazione l’entusiastico endorsement alla Harris da parte di AOC e di Bernie, due che con l’establishment corrente - in uno scenario di normalità - non ci incrocerebbero nemmeno lo sguardo. Eppure, si fa. 

Troppo spesso negli scorsi anni ho sentito amici e conoscenti dire che erano stufi di “turarsi il naso”, avvalendosi di questo espediente retorico - un po’ vuoto - per coprire un ego troppo fragile. Risultato? Un governo Meloni solidissimo. E prima Conte. E prima e prima e prima ancora. Turarsi il naso è un atto politico, come ci dimostrano Francia e Stati Uniti. Non solo: è un atto politico che sottintende una posizione di forza non indifferente. Cosa sarebbe la politica senza compromesso? 

Quanti guai avremmo risparmiato al Paese se ci fossimo turati il naso una volta in più. Ma noi esigevamo la piena rappresentatività. La piena rappresentatività, in politica come nella vita, non esiste se non in una forma: la candidatura. 

parole: 218

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