Per fortuna
No, l’Italia non è un paese razzista. Però se vado da un nero e gli dico nell’orecchio “negro di merda” - e quindi lo sente soltanto lui - allora "senza il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale”, il fatto è come se non fosse mai accaduto. La sua parola contro la mia. E siccome io sono bianco e lui no: la parola di un bianco contro quella di un negro. No, l’Italia non è un paese razzista, ma se il razzismo non viene filmato, registrato, o sentito da tutti, allora il razzismo non c'è. Ma, per carità: “senza che venga messa in discussione la buona fede del calciatore del Napoli”. In che senso? Non capisco: quello si è sentito insultare e subito - non più tardi la sera, non il giorno dopo - va dall’arbitro e gli dice: “Va che quello mi ha dato del negro”. Se si decreta che non ci sono bastanti prove a corroborare il fatto, allora la sua parola viene messa in dubbio. Dunque è la sua buona fede che viene messa in dubbio. Dunque Juan Jesus si è inventato di sana pianta un insulto razzista per fare un danno ad Acerbi? Ma come? Se proprio lui nel post-partita aveva detto che aveva chiarito con il giocatore dell’Inter e che “certe cose rimangono sul campo”. Cosa si sono detti allora, Juan Jesus e Acerbi? Di cosa hanno parlato? Del tempo?
No, l’Italia non è un paese razzista. Però se ci sono gli Europei alle porte, la nazionale ha bisogno del suo difensore migliore. Non siamo razzisti, è il negro che ha capito male.
Se davvero non fossimo un paese razzista, Acerbi verrebbe escluso dalla rosa dell’Inter e da quella della nazionale. Se davvero non fossimo un paese razzista, per Acerbi la carriera da calciatore sarebbe finita e potrebbe sperare, forse, di finire a vendere automobili a Vizzolo Predabissi, abitanti 3852, tra Melegnano e Casalmaiocco, da dove viene. Se davvero non fossimo un paese razzista, boicotteremmo in massa la Serie A fino a quando non fossero gli sponsor a fare pressioni sul club per dare un calcio in culo ad Acerbi Francesco. Se davvero non fossimo un paese razzista, i compagni di squadra bianchi di Acerbi, non sempre quelli neri, insieme ai giocatori bianchi delle altre squadre di Serie A non scenderebbero in campo alla prossima giornata di campionato, fino a quando non venisse rivista la sentenza.
Ma non succederà niente di tutto ciò, perché davvero non siamo un paese razzista. Ha sentito male il negro. Che finché segna almeno i suoi lo tengono in palmo di mano, ma se perde palla a centro campo torna a essere un negro tale e quale a quelli che muoiono ogni giorno in mare. Anche per i suoi tifosi.
Non siamo un paese razzista. Per fortuna. Pensa dover rinunciare al calcio. Non voglio neanche pensarci. Siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte. Popporopoporoporopoppoppo. Eccetera.
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