One more time

Tra alcuni dei migliori copy, penso, andrebbe annoverato il “One more time” della Tissot. Ne conservo ancora un ricordo limpidissimo dalla mia infanzia per gli spot in reverse dal sessismo smaccato (i magici anni di Tomba che da le pacche sul culo alle ricercatrici svedesi e di Brava Giovanna - sai che nostalgia…). Difficilmente però avrei potuto apprezzarne la finezza, allora, di scrittura - laddove peraltro lo slogan era riservato al mercato italiano.

Un tempo in più, ancora una volta, la capacità di quell’orologio non soltanto di restituire l’ora, ma di restituire il tempo in senso lato, di governarlo, di offrire una seconda possibilità, di rivivere qualsiasi momento (magari che non fosse soltanto il seno della Canalis, davvero si sarebbe potuto fare uno sforzo in più), una promessa quasi extra terrena, divina perfino, di eternità. Un brand che non ha mai goduto di eccezionale finezza comunicativa, ma che in quella finestra riuscì a centrare il punto, combinando prodotto e ambizione. Davvero non molto svizzero nella propria esuberanza, ma pur sempre puntuale nella resa. Evviva.

parole: 174

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